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La Sacerdotessa del Rock delle notti insonni

Compie oggi 79 anni Patti Smith, la compagna di veglia di una generazione.

di Andrea Fiore -


Quelle notti in cui rientravi, accendevi la tv e partiva la sigla di Fuori Orario. Non cercavi niente, solo un po’ di luce in una casa silenziosa. E invece arrivava lei, Patti Smith, la Sacerdotessa del Rock, con quella voce che sembrava fatta apposta per chi non dorme. A volte un frammento di concerto, a volte un’intervista sgranata, a volte solo un verso che si infilava tra le immagini come un messaggio lasciato lì per te.

Quel mondo parallelo chiamato Fuori Orario

Oggi Patti compie 79 anni, e fa un certo effetto pensare che molti di noi l’abbiano incontrata davvero così: nel cuore della notte, quando il mondo si spegneva e tu restavi sveglio senza sapere bene perché. Fuori Orario era un mondo parallelo, e Patti ci entrava con naturalezza, come se fosse sempre stata parte di quel flusso di cinema, poesia, rumore, silenzi.

La musica che respira, il dono del Boss e l’invito a cercarla

La sua musica non è mai stata solo musica. È un modo di stare al mondo: ruvido, dolce, sporco, sacro. Un rock che non corre, che non seduce, che non si trucca. Un rock che respira. Horses che ti apre la testa, Easter che ti ferisce e ti cura, Wave che ti prende per mano. E poi Because the Night, che sembra eterna e che in realtà è un regalo del Boss, Bruce Springsteen, passato a Patti come si passa qualcosa di prezioso a chi saprà farlo vivere davvero.

E lei l’ha fatto. L’ha trasformata in un inno che non invecchia, una canzone che di notte suona ancora più vera, come se fosse stata scritta proprio per quelle ore in cui tutto è più fragile e più sincero.

A chi non la conosce, verrebbe da dire una cosa semplice: andate a cercarla. Non fermatevi alla canzone famosa. Entrate nei dischi, nelle crepe, nelle improvvisazioni, in quella voce che non chiede di piacere ma di essere ascoltata. Scoprirete un mondo parallelo, un po’ come quello che si apriva quando partiva la sigla di Fuori Orario e tu capivi che, per un po’, non eri più solo.

Auguri, Patty. E grazie per tutte quelle notti in cui ci hai tenuto svegli senza farci sentire sbagliati.

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