Politica

Pd: la grande fuga

di Domenico Pecile -

ELLY SCHLEIN SEGRETARIA PD, STEFANO BONACCINI PRESIDENTE PD, CHIARA GRIBAUDO PD SULLO SCHERMO ELLY SCHLEIN SEGRETARIA PD


di DOMENICO PECILE

Invoca “il rispetto per elettori ed elettrici”. Respinge al mittente le critiche secondo cui la sua linea o non si è ancora vista oppure è ondivaga e dice di sorridere “perché di proposte siamo pieni, ma siamo anche abili a coprirle con polemiche interne”. Sfida chi dentro il partito mugugna: “Forse questa linea non piace a qualcuno. Che però dovrebbe trovare il coraggio di farlo”. Pretende lealtà “non a me, ma al partito”.

E spiega così la sua partecipazione alla mobilitazione di Conte dove il garante Beppe Grillo con l’uscita sui passamontagna ha provocato la rabbia non soltanto delle opposizioni, ma anche l’indignazione dei riformisti del partito sfociata con le dimissioni dall’assemblea nazionale del Pd di Alessio D’Amato. Insomma, quella vista ieri in Direzione nazionale è una Schlein tutt’altro che disposta fare autocritica e anzi ferma sulle proprie posizioni. A partire dalla sua contestata partecipazione alla manifestazione di piazza di Conte.

“La settimana prossima – ha detto – si vota in Molise, dove siamo alleati con il M5s. Lo eravamo anche prima della manifestazione. Siamo d’accordo su tutto? No, sull’Ucraina siamo molto distanti (“Siamo sempre stati chiari e lineari nel pieno supporto all’Ucraina per la difesa anche di aiuti militari. Abbiamo tenuto e continueremo a tenere un atteggiamento coerente, ma non dismettiamo la prospettiva di una pace giusta”)”. E tornando all’abbraccio di piazza con Conte, “Se mi invitasse Calenda a una manifestazione andrei anche lì, ma non cambierei idea sul sindaco d’Italia”.

Quanto a Renzi che l’aveva durante criticata, la segretaria dem è stata perentoria, marcando l’ennesimo distacco. “Mi dispiace – ha affermato – per quello che ha detto. Parla di subalternità: ma non mi sembra la persona adatta a farlo, visto che appena arrivato al Nazareno ha invitato Berlusconi per stringerci un patto”. E una volta toltasi questi sassolini e avere dato appuntamento a una segreteria nazionale a Ventotene dove sta per aprire un circolo Pd (“il modo più giusto per guardare con lo spirito giusto al rinnovo del parlamento europeo”) il suo è stato un lungo attacco alzo zero contro il premier Meloni e il suo governo. Ha chiamato a raccolta le opposizioni sul salario minimo e per il congedo paritario di almeno tre mesi pienamente retribuito. “Il lavoro sia la nostra bandiera”, ha aggiunto, prima dell’ennesimo affondo contro il premier reo di avere parlato di “pizzo di Stato” strizzando l’occhio a chi evade e a chi fa nero.

Non è mancata una dura critica sull’Autonomia differenziata per la quale ha chiesto una moratoria perché “il ddl Calderoli ha scavalcato Regioni e Parlamento”. Poi è tornata all’Ue affermando che “Giorgia Meloni vuol portare l’Italia alla testa degli euroscettici uniti, in un’alleanza dell’estrema destra nazionalista con i popolari, che determinerebbe uno scivolamento di una cultura politica finora europeista. Il Pd pensa che l’Ue sia la casa più giusta per i tempi che stiamo attraversando”. Un intervento a tutto tondo per blindare il proprio operato, costringere chi la contesta a venire allo scoperto e continuare a ipotizzare alleanze soprattutto a sinistra. Per la segretaria del Pd il momento è più che difficile, perché a messo a nudo la contraddizione attorno alla quale è stata eletta segretaria del partito. E cioè che per difendere il proprio operato frutto della svolta a sinistra impressa al partito deve fare leva principalmente sul popolo dei non iscritti. E ha sottolineato anche per questo che “oggi è arrivato il momento di mobilitarci insieme sulla nostra agenda, proponiamo un’estate militante”.

L’opposizione interna non ha esitato a contrattaccare. “Non sarebbe con approcci minoritari che noi riporteremmo la destra all’opposizione. E voglio essere chiaro. Vocazione maggioritaria per noi è il contrario dell’autosufficienza, da soli non si vince mai”, sono state le parole del presidente del partito, Stefano Bonaccini., Che ha aggiunto: “Vorrei provassimo a far capire anche alle altre opposizioni che, certo, il Pd da solo non può farcela, ma senza il Pd né il M5s, né il Terzo polo potranno mai essere alternativi a questa destra”. Bonaccini ha poi sfidato così la Schlein: “Con Elly al congresso avevamo convenuto su questo: un partito più grande attorno a cui costruire un centrosinistra nuovo e credibile. Io ho parlato allora di una traversata nel deserto, per dire che non sarà né facile né breve. Ma il Pd non può che essere – ecco la vocazione maggioritaria – il perno di un nuovo centrosinistra”. Infine, ha precisato, per ogni no al governo serve “una controproposta che sia convincente”. Insomma, serve “discutere di più e meglio”.

E un duro attacco è arrivato alla Schlein da Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione. “Scelga tra la via del riformismo e l’alternativa estremista e radicale dei Cinquestelle” perché oltre ci sono soltanto i proclami”.


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