Esteri

Per Biden e Trump presidenziali corsa ad ostacoli

di Ernesto Ferrante -


Joe Biden ha reagito in maniera stizzita ai dubbi sulla sua età, ritenuta troppo avanzata per un secondo mandato presidenziale. “Ho acquisito un sacco di saggezza e so molte più cose della vasta maggioranza delle persone”, ha dichiarato in un’intervista con Msnbc. “Ho molta più esperienza di qualsiasi altra persona che si sia candidata alla presidenza, ha continuato, e penso di aver dimostrato che sono una persona retta ed insieme efficace”.
Il “dem” ha detto di credere che il presidente della Camera statunitense Kevin McCarthy, esponente di primo piano dell’ala moderata del partito repubblicano, sia “una persona onesta”, ma che, per ottenere il via libera dai GOP, “abbia ceduto tutto” agli estremisti trumpiani.
“I repubblicani del Maga l’hanno messo nella posizione in cui, per rimanere Speaker, ha accettato cose in cui magari crede, ma sono estremiste”, ha aggiunto il presidente ai microfoni della rete televisiva via cavo che trasmette notizie 24 ore su 24 ricordando che per diventare Speaker ha dovuto affrontare 15 votazioni con degli inevitabili compromessi.
Parole che rendono ancora più accidentato il cammino di avvicinamento all’incontro di giovedì prossimo alla Casa Bianca tra Biden, McCarthy e gli altri leader del Congresso per uscire dallo stallo politico relativamente al tetto del debito, dopo che la segretaria al Tesoro Janet Yellen ha lanciato l’allarme sul rischio di default ai primi di giugno.
Difesa a spada tratta del figlio Hunter, che potrebbe essere presto incriminato in un’inchiesta per frode fiscale: “Prima di tutto, mio figlio non ha fatto nulla di sbagliato, mi fido di lui”. “Ho fiducia in lui”, ha ripetuto il presidente.
Secondo quanto rivelato nei giorni scorsi dal Washington Post, i procuratori sono prossimi alla decisione sulla sua incriminazione per reati fiscali e per il possesso irregolare di un’arma. L’ufficio del procuratore del Delaware sta prendendo in esame gli affari fatti all’estero da Hunter, in particolare i pagamenti ricevuti come membro del ‘board’ della società energetica ucraina Burisma e delle transazioni fatte in Cina.
Biden padre ha più volte affermato che il dipartimento di Giustizia è indipendente nell’inchiesta, ma la Commissione della Camera lo ha sconfessato, rivelando di essere in contatto con un funzionario del fisco che incolpa l’amministrazione Usa di aver cercato di influenzare le indagini.
Problemi anche nel fronte trumpiano. Un ultras del tycoon che ha attaccato i poliziotti messi a difesa del Campidoglio durante l’assalto del 6 gennaio 2021, è stato condannato ad oltre 14 anni di prigione, la pena più severa finora inflitta i partecipanti alla rivolta scatenata per cercare di rovesciare i risultati elettorali del 2020.
“Lei era in prima linea, era un soldato contro la democrazia”. Questa la pesante accusa del giudice Amit Mehta nell’annunciare la pesante pena detentiva per Peter Schwartz, 49enne della Pennsylvania, finito alla sbarra per aver aggredito gli agenti, usando anche lo spray urticante sottratto loro. Dopo l’azione violenta, l’uomo, che al momento dei fatti del 6 gennaio era in libertà vigilata, si era vantato con i suoi sodali di “aver iniziato la rivolta”.
In un altro procedimento per i medesimi fatti, sono stati chiesti 25 anni di prigione per il leader del gruppo di estrema destra Oath Keepers Stewart Rhodes. “Nessun processo per il 6 gennaio finora è paragonabile alla portata delle condanne di questi imputati”, ha scritto l’assistente procuratore generale, Jeffrey S. Nestler, invocando una sentenza “veloce e severa”.
Almeno otto dei 16 grandi elettori repubblicani della Georgia, che nel dicembre del 2020 si erano riuniti con l’obiettivo di dichiarare Trump vincitore delle elezioni invece di Biden, hanno raggiunto un accordo per l’immunità con i procuratori che stanno indagando sulle interferenze dell’ex presidente.
I componenti dell’ufficio della procuratrice distrettuale Fani Willis hanno spiegato che questi otto non saranno incriminati se testimonieranno in modo veritiero sui tentativi del loro leader e dei suoi alleati di rovesciare il verdetto.
L’incontro dei grandi elettori del 14 dicembre 2020 è al centro delle indagini di Willis insieme alla telefonata che il magnate fece ai funzionari elettorali dello Stato del sud-est per trovare le preferenze che gli avrebbero permesso di avere la meglio.
Un giudice di New York ha archiviato la causa per diffamazione intentata nel 2021 da Donald Trump contro il New York Times. “I tribunali hanno da tempo hanno riconosciuto che i giornalisti hanno diritto di ricorrere ad attività legali ed ordinarie di ricerca di informazioni senza avere timori, dal momento che queste azioni sono al cuore delle attività protette dal primo emendamento”, si legge nella sentenza di archiviazione del giudice Robert Reed. Il repubblicano chiedeva al Times 100 milioni di dollari di risarcimento.
I tre giornalisti, insieme alla nipote Mary Trump, hanno partecipato “ad un complotto insidioso teso ad ottenere documenti confidenziali e molto segreti che hanno sfruttato a loro beneficio ed utilizzato come mezzi per legittimare falsamente i loro lavori”.
In particolare al Times viene addebitato di “aver interferito” per spingere la nipote a violare l’accordo di riservatezza da lei firmato nel 2001. Per Reed “l’obiettivo del Times di riportare una notizia di interesse pubblico costituisce una giustificazione legale”.
Mossa a sorpresa degli avvocati di E. Jean Carroll che, in assenza della testimonianza in aula dell’ex numero uno degli Usa al processo contro di lui per diffamazione e stupro, hanno diffuso il video della sua deposizione dello scorso ottobre. Particolarmente imbarazzante è il momento in cui, di fronte alla foto della sua accusatrice ai tempi della presunta aggressione negli anni novanta, il candidato alle presidenziali esclamò “E’ Marla, sì, è mia moglie”, confondendola con la Maples, allora sua moglie.


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