Quando la fede conduce alla morte
MATTEO RENZI POLITICO
La persecuzione dei cristiani nel mondo
C’è un tema che molti preferiscono maneggiare con i guanti, quando non evitarlo del tutto: la persecuzione dei cristiani nel mondo. Eppure è una delle tragedie più gravi e più taciute del nostro tempo. In Nigeria, come in molte aree dell’Africa e del Medio Oriente, si viene rapiti, massacrati, uccisi solo per la fede che si professa. Non è una suggestione ideologica: è cronaca quotidiana.
Su questo, va detto, anche Matteo Renzi ha avuto il merito di ricordarlo. Senza santificarlo — ha già pagato politicamente i suoi errori — ma riconoscendo che almeno una verità scomoda è stata detta. Il problema è che intorno a questa verità continua a regnare un silenzio assordante, soprattutto da parte di chi si riempie la bocca di diritti universali.
Il cortocircuito dei diritti in Italia
Il cortocircuito diventa evidente guardando all’Italia. Qui si invocano valori, inclusione e tutela delle minoranze, ma si dimenticano troppo spesso gli italiani che subiscono rapine, violenze, stupri, e che non chiedono privilegi, ma solo sicurezza, rispetto, normalità. I diritti, però, sembrano valere solo in una direzione. Le vittime si selezionano in base alla loro “utilità” politica.
Difendere chi scappa dalla guerra è giusto. Difendere anche chi vive qui ed è vittima di reati dovrebbe esserlo allo stesso modo. Invece si continua a fare una classifica morale del dolore: alcune vittime meritano solidarietà e titoli, altre solo silenzi imbarazzati.
E forse il punto più amaro è proprio questo: a essere davvero “a senso unico” sono sempre le stesse sinistre, che difendono tutto e tutti tranne chi non rientra nella loro narrazione. Anche perché, senza dirlo apertamente, quel mondo viene ormai visto come l’elettorato del presente e del futuro, composto in larga parte da extracomunitari, spesso di fede islamica. Anche quando questo significa voltarsi dall’altra parte davanti alle paure degli italiani e davanti al massacro dei cristiani nel mondo.
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