Forza Italia e il ritorno allo spirito liberale: la sfida di Pier Silvio Berlusconi
Pier Silvio Berlusconi punta a rilanciare Forza Italia riportandola allo spirito liberale: garantismo nella giustizia, sicurezza, mercato e distanza dalla sinistra.
C’è una parola che, più di altre, rischia di scomparire dal dibattito politico italiano: liberalismo. Eppure Forza Italia nacque esattamente per questo. Non come semplice partito di governo, ma come progetto politico capace di rappresentare una destra liberale, riformatrice, occidentale. Oggi, a distanza di trent’anni, l’ipotesi di una riforma del partito voluta da Pier Silvio Berlusconi riapre una questione cruciale: Forza Italia può tornare a essere il baricentro liberale del centrodestra?
La prima Forza Italia fu, nel bene e nel male, una forza profondamente innovativa. Meno Stato, più mercato; garantismo contro il giustizialismo; atlantismo ed europeismo senza complessi; difesa dell’impresa come motore di crescita. Un liberalismo pratico, talvolta contraddittorio, ma riconoscibile.
Con il passare degli anni, quella identità si è progressivamente offuscata. Forza Italia ha finito per assumere i tratti di una forza sempre più moderata e indistinta, quasi una nuova Democrazia Cristiana senza più una chiara cultura di riferimento. Un partito attento alla gestione, alla mediazione continua, meno alla battaglia delle idee.
Emblematico, in questo senso, è stato il dibattito sullo ius scholae, con Antonio Tajani che ha provato a intestarsi una proposta percepita da gran parte dell’elettorato come estranea alla tradizione liberale del centrodestra. Un tema identitario, simbolico, più vicino al linguaggio della sinistra che a quello di un partito nato per difendere libertà, merito e responsabilità individuale. Non a caso, quella linea è stata di fatto ridimensionata proprio dall’intervento di Pier Silvio Berlusconi, che ha segnato uno stop chiaro a ogni deriva “sinistra”.
Differenza tra liberale e liberal
Un chiarimento è indispensabile, soprattutto per sgombrare il campo da una confusione spesso alimentata dalla sinistra. In Italia ed Europa, il termine liberale non coincide affatto con il “liberal” anglosassone di matrice progressista. Il liberalismo a cui Forza Italia dovrebbe tornare non è quello dello Stato assistenziale, dell’espansione della spesa pubblica o del moralismo ideologico. È il liberalismo classico: meno Stato nell’economia, più libertà individuale, responsabilità, mercato e garantismo. Negli Stati Uniti, i “liberal” sono il campo progressista; in Europa, i liberali stanno storicamente dall’altra parte. Continuare a fingere che siano la stessa cosa è un’operazione culturale, prima ancora che politica.
Pier Silvio Berlusconi e il ritorno alla Destra liberale
L’idea di una riforma promossa da Pier Silvio Berlusconi non è, o non dovrebbe essere, un’operazione dinastica. È piuttosto il tentativo di ricollocare Forza Italia in uno spazio politico oggi sorprendentemente vuoto: quello della destra liberale.
Una destra che non rinnega l’ordine e la sicurezza, ma li esercita dentro lo Stato di diritto. Che difende senza ambiguità le forze dell’ordine, senza scivolare nell’autoritarismo. Che crede nel mercato e nell’impresa, ma rifiuta il capitalismo di relazione. Che non ha paura dei diritti civili, perché sa che la libertà non è divisibile.
Uno dei nodi centrali riguarda proprio il tema della sicurezza e della giustizia. Per una destra liberale, sicurezza non significa repressione indiscriminata, ma certezza delle regole. Significa sostenere le forze dell’ordine con mezzi, tutele e rispetto istituzionale, senza delegittimazioni ideologiche. Significa pene certe e processi rapidi, non giustizia sommaria o sospensione delle garanzie.
Ma soprattutto significa garantismo. Un garantismo vero, non di comodo: presunzione di innocenza, limiti chiari all’abuso della custodia cautelare, rifiuto dei processi mediatici e del giustizialismo usato come arma politica. La giustizia non può essere terreno di vendetta né di propaganda. È questo uno dei pilastri storici del berlusconismo e uno dei tratti distintivi che Forza Italia dovrebbe rivendicare con forza, in netta contrapposizione alla cultura giustizialista della sinistra.
In questo quadro, Forza Italia potrebbe tornare a svolgere un ruolo decisivo: quello di rappresentare una Destra liberale autentica, alternativa allo statalismo e al progressismo culturale della sinistra. Un partito capace di parlare a professionisti, imprenditori, ceto medio produttivo, ma anche a chi chiede uno Stato serio, non invasivo.
Forza Italia tra passato e futuro
La sfida, tuttavia, è politica prima ancora che organizzativa. Ritrovare lo spirito liberale significa fare scelte nette, anche scomode: distinguersi dagli alleati quando necessario, rifiutare scorciatoie demagogiche, tornare a elaborare una visione.
Se Pier Silvio Berlusconi vorrà davvero raccogliere questa eredità, dovrà dimostrare che Forza Italia non è soltanto un nome del passato, ma può ancora essere un progetto per il futuro. Un progetto liberale, finalmente senza aggettivi superflui.
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