Economia

Piove sul bagnato, l’Ue in recessione ma Bce alza i tassi

di Giovanni Vasso -

CHRISTINE LAGARDE PRESIDENTE BCE


Piove sul bagnato. L’Europa è in recessione tecnica, le imprese lamentano difficoltà per accedere al credito ma la Bce va avanti dritta per la sua strada. Quella “lunga strada da fare” ribadita, nei giorni scorsi, da Isabel Schnabel, esponente di spicco della fazione (egemone) dei falchi. Il board della Banca centrale europea ha deciso di alzare i tassi di un ulteriore quarto di punto. Venticinque punti base in più a giugno, in vista di nuovi aumenti che saranno decisi nelle prossime riunioni. Contestualmente, prosegue il programma di quantitative tightening, ossia la dismissione dei titoli degli Stati membri da parte della stessa Bce.

Con la scelta di ieri, i tassi raggiungono quota 4 per cento. Come non accadeva dall’estate del 2007. Christine Lagarde, nella conferenza stampa di ieri, ha spiegato le ragioni dell’ennesimo rialzo confermando che, anche a luglio, il costo del denaro subirà un ulteriore rincaro. “È molto probabile che a luglio continueremo ad alzare i tassi, perché siamo determinati a far abbassare l’inflazione”, ha tuonato la governatrice Bce. Secondo cui l’ondata di rialzi continuerà “fino a quando non ci sarà un cambiamento materiale” sull’inflazione. Lagarde rivendica, con orgoglio, di aver mantenuto le sue stesse promesse: “Abbiamo fatto quello che avevamo detto. Abbiamo finto? No, non siamo a destinazione. Abbiamo ancora strada da fare? – si è poi chiesta citando la Schnabel –  Sì, e è molto probabile che a luglio continueremo ad alzare i tassi”. Lagarde non teme la recessione tecnica in cui versa l’economia europea e si è detta fiduciosa che, a breve, le attività si rinvigoriranno.

La verità, però, è nei dati e nelle denunce che arrivano dagli operatori economici. Confcommercio, ieri, ha fatto sapere che a giugno il Pil italiano si contrarrà di un decimo di punto percentuale. E ha riferito che i consumi, rispetto a maggio scorso, si sono contratti dello 0,2%. Nei giorni scorsi, Confindustria aveva denunciato che, per le aziende, diventa sempre più complicato accedere al credito. Ciò vuol dire che le imprese rischiano di perdere il treno delle transizioni, green, tech e digitali, perché impossibilitate ad accedere ai capitali per finanziarle. Se l’economia languisce, la finanza ammette che siamo alla fine di un’era. Quella della liquidità e dei tassi zero. Quella di Mario Draghi, ormai, è più un reperto da museo che un’eredità viva a Francoforte. Il Ceo di Intesa San Paolo, Carlo Messina, ha inaugurato Isybank affermando: “Il percorso che ora ha di fronte la Bce porta a immaginare un ulteriore aumento di 50 punti base se poi l’inflazione tornerà a un livello ragionevole ci potrà essere un percorso che porta alla riduzione dei tassi di interesse dal prossimo anno”. Quindi ha aggiunto: “In un mondo normale i tassi sono tra il 2 e 3%. È una patologia il fatto che i tassi non siano a questi livelli, questo sta generando rallentamenti dell’economia e si sente in alcuni comparti”.

La questione è diventata politica. Il vicepremier Matteo Salvini, infuriato forse anche perché (come ha riferito) ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile, ha attaccato Lagarde e Bce: “Si rende conto che con la sua politica sui tassi riduce di qualche decimo di punto l’inflazione ma danneggia famiglie e imprese?”. Dunque ha affermato: “Mi piacerebbe che la politica economica non seguisse solo gli algoritmi”.


Torna alle notizie in home