Premio Strega: legami familiari e fragilità nella cinquina finalista
Si è rinnovato ieri, giovedì 5 giugno, l’appuntamento – in diretta su RaiPlay – con la semifinale del Premio Strega, giunto oramai alla sua 79esima edizione. A contendersi lo scettro del premio letterario più ambito nel panorama culturale nazionale, 12 scrittori che hanno portato sul palco del Teatro Romano di Benevento, maestosa cornice della prestigiosa Kermesse, storie forti, alcune delle quali tratte dalla realtà, come ha sottolineato, ai microfoni de “L’Identità”, il direttore Rai Stefano Coletta, conduttore dell’evento: “La tendenza negli ultimi anni è quella di ricorrere spesso a storie realmente esistite. Dietro questi lavori c’è un grande studio metodologico fatto di ricerche e documenti che rimettono su carta uomini e donne protagonisti, anche minimi, di parte della storia”.
Sebbene non autobiografico, come ha tenuto a precisare il suo autore Andrea Bajani, è il racconto dell’inferno domestico dapprima e, della successiva ricostruzione della propria identità poi, del protagonista de “L’Anniversario” che, dopo la recente vittoria riscossa con il Premio Strega Giovani, ha raggiunto la pole position della cinquina finalista con ben 280 voti. Lo scrittore romano “prova a rompere dei tabù” indagando le difficili relazioni esistenti in una famiglia di stampo patriarcale, laddove la paura sembra essere il sentimento predominante, come lo stesso Bajani ha dichiarato durante la nostra intervista: “Il libro nasce da un istinto proprio della letteratura che è quello di provare a rompere dei tabù. Uno dei tabù principali nella cultura attuale è proprio quello della famiglia, ovvero tutto ciò che succede in famiglia deve rimanere segreto. E allora il libro racconta la storia di una famiglia in cui, in qualche maniera, la paura è il sentimento prevalente. Quindi, questo libro nasce proprio dal desiderio che sembra impossibile, ma è quello che da sempre la letteratura fa: provare ad aprire le porte e a dare versioni diverse di storie che abbiamo sempre sentito raccontare in un modo”.

Sebbene, con sfumature decisamente differenti, ritroviamo i legami familiari e la memoria individuale e collettiva anche nel testo di Nadia Terranova “Quello che so di te” che con ben 226 voti è salito al secondo posto. “Essere sani non significa essere immuni da fragilità”, così la scrittrice siciliana ai nostri microfoni relativamente alla genesi e alle questioni prevalenti toccate ed indagate nella sua opera: “Nel mio libro, la linea sottile tra quella che viene considerata sanità e follia è continuamente demolita e varcata e, credo che la presa di coscienza e l’alfabetizzazione della propria fragilità sia un tema importante, non soltanto di riscatto personale, ma anche di ricerca, di lingue nuove, di lingue contraddittorie”.
Il riferimento è senza dubbio autobiografico a Venera, bisnonna della Terranova, che visse l’esperienza del manicomio nel 1928. Tuttavia, come ci ha spiegato la stessa autrice: “Non avrei raccontato la storia di Venera se non fosse stata importante e anche simbolica da un punto di vista sociale e politico”. Il tema della fragilità sembra pertanto essere il filo conduttore della cinquina in lizza in questa edizione 2025, riportandoci in qualche modo a “L’età Fragile”, testo con cui Donatella Di Pietrantonio, ieri in giuria, vinse lo scorso anno.
Ed è stata proprio la titolare del Premio Strega 2024 a proclamare i cinque finalisti che il prossimo 3 luglio si contenderanno l’ambito riconoscimento nel giardino del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia: oltre ad Andrea Bajani con “L’Anniversario” e Nadia Terranova con “Quello che so di te” vi saranno infatti anche Elisabetta Rasy con “Perduto è questo mare” che con la sua narrazione raffinata e storicamente evocativa di un’Europa in fuga dal disastro ha ottenuto ben 205 voti, e Paolo Nori che attraverso la sua dolorosa autobiografia con “Chiudo la porta e urlo” ha invece raggiunto 180 voti, in cui affronta il tema della perdita del padre. Infine, Michele Ruol con “Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia”, romanzo ecologista ed esistenziale al contempo, racconta le rinascite dopo la distruzione. Non ce l’ha fatta Wanda Marasco con il suo “Di spalle a questo mondo” già vincitore del Premio Costa Smeralda 2025, che racconta il dramma di Ferdinando Palasciano e di sua moglie. Una figura carismatica ed attuale quella di questo medico, la cui storia e la cui umanità hanno commosso e portato l’autrice a scrivere questo libro, come lei stessa ha dichiarato ai nostri microfoni: “è un libro che nasce dall’incertezza dei tempi perché questa figura così carismatica nutrita dall’utopia della cura della scienza al servizio della creatura vivente mi ha commosso sin dall’inizio e non potevo non sentirne l’attualità ed il rifiuto delle iniquità insito nel suo titolo”.
L’ossessione di questo medico per la salvezza dell’umanità e l’odio per la morte, non possono non riportarci con la mente ai tragici fatti di guerra e alle martoriate popolazioni della striscia di Gaza e dell’Ucraina, ricordate entrambe anche da Mastella, sindaco del capoluogo sannita intervenuto in apertura della kermesse “Rivolgere un pensiero ai bambini di Gaza non significa essere antisionisti, anzi. Ci dispiace soltanto che nel terreno delle grandi religioni non riescano a guardare e a trovare un modo composito per guardare con speranza ai giorni futuri, noi ci auguriamo che gli spiragli di pace possano essere una speranza concreta”.
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