Esteri

“Presa Bakhmut!” L’annuncio della Wagner. Kiev smentisce

di Ernesto Ferrante -

Guerra edifici distrutti


La bandiera russa è stata issata sul palazzo dell’amministrazione di Bakhmut. Sul vessillo è stata riportata una dedica in memoria del celebre blogger Vladlen Tatarsky, rimasto ucciso in un attentato poche ore prima a San Pietroburgo. A dare l’annuncio è stato Yevgeny Prigozhin, fondatore della compagnia Wagner. “E’ il 2 aprile, 23:00 in punto. Dietro di me c’è l’edificio dell’amministrazione comunale. Questa è la bandiera russa in memoria di Vladlen Tatarsky, morto in un’esplosione a San Pietroburgo. Abbiamo preso Bakhmut”, ha detto Prigozhin. “Il nemico, ha aggiunto, è rimasto nei quartieri occidentali”.
Secca la smentita di Kiev. “Bakhmut è ucraina, e non hanno catturato nulla e sono molto lontani dal farlo”, ha affermato il portavoce del comando militare orientale ucraino, ripreso dal Guardian.
Le ostilità andranno avanti fino a quando il nemico non sarà annientato. Il concetto di pace del presidente ucraino Volodymyr Zelensky è “parente stretto” di quello di guerra permanente. “Vogliamo la pace, ma come possiamo arrivare alla pace con la Russia? Solo vincendo sul campo di battaglia nel nostro Paese, nella nostra terra. In caso contrario, dopo l’Ucraina, verrà l’Europa”, ha dichiarato Zelensky durante una visita nella località di Yahidne, nella regione di Chernihiv, nel nord dell’Ucraina. Tutti i territori temporaneamente occupati “saranno liberati, quindi se le truppe russe non se ne andranno, verranno distrutte”, ha assicurato il leader ucraino.
Il funzionario filo-russo Maksym Zubarev, responsabile della zona di Yakymivk, è rimasto ferito a seguito dell’esplosione di un’auto a Melitopol. Lo ha confermato il sindaco ucraino della città, Ivan Fedorov, come riporta la Cnn. Su Telegram, Fedorov ha anche ironizzato sull’accaduto, facendo dei riferimenti al “posizionamento” politico della vittima: “È stato uno dei primissimi a cooperare con il nemico e ha guidato la cosiddetta amministrazione Akimov. Zubarev ha sempre avuto problemi a scegliere la strada giusta, quindi ci si aspettava che questa volta fosse “nel posto sbagliato al momento sbagliato”.
L’attentato di domenica in un caffè di San Pietroburgo, che è costato la vita al giornalista Maksim Fomin, alias Vladlen Tatarsky, “è stato pianificato dai servizi segreti ucraini”. Lo sostiene il Comitato nazionale antiterrorismo russo. Gli ucraini, da parte loro, hanno negato qualsiasi coinvolgimento, evocando la pista del “terrorismo interno”, che sarebbe diventato uno “strumento di lotta politica”.
I servizi di sicurezza di Mosca hanno fermato la ventiseienne Darya Trepova, che ha confessato aver consegnato al blogger, seguitissimo da militari e giovani, la statuetta contenente l’esplosivo. Ma il marito della donna, che farebbe parte del Partito libertario, un gruppo di opposizione, ipotizza che sia stata incastrata: “Non avrebbe mai ucciso qualcuno”. “E’ vero che nessuno di noi due siamo a favore della guerra in Ucraina, ma riteniamo che azioni come quella di ieri siano inammissibili. Sono certo al 100 per cento che non avrebbe mai acconsentito a una cosa come questa, se ne fosse stata al corrente”, ha precisato ancora. L’esplosione, oltre alla morte di Fomin, ha causato il ferimento di 32 persone.
Il ministero degli Esteri russo ricorda il servizio svolto da Tatarsky e accusa i “mandanti” dell’azione di stampo terroristico: “È grazie ai corrispondenti di guerra russi che il mondo vede filmati veritieri e viene a conoscenza di quanto sta accadendo in Ucraina. Le attività professionali di Vladlen Tatarsky e il suo servizio alla Patria erano odiate dal regime di Kiev. Era un pericolo per loro ma è andato coraggiosamente fino in fondo, compiendo il suo dovere”.

Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, “ci sono prove che i servizi speciali ucraini potrebbero essere coinvolti nella pianificazione di questo attacco terroristico. Naturalmente, questo è un attacco terroristico”.

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