Esteri

Proteste in Francia, l’Eliseo sceglie la linea dura. E i sindaci sfilano: minacciati e attaccati

di Eleonora Ciaffoloni -


La Francia sceglie la linea dura. Nonostante la minore intensità delle proteste nelle ultime ore, ma che comunque rimangono attive in tutto il Paese, il governo francese ha deciso di non allentare la presa sul contenimento dei facinorosi. A ormai una settimana dall’omicidio del giovane Nahel, freddato con un colpo di pistola da un agente di polizia a un posto di blocco, sono scese in strada decine di migliaia di persone – per lo più giovanissimi, dai 14 ai 18 anni – che per manifestare contro l’atto singolo, hanno inaugurato la protesta più ampia contro le autorità, le istituzioni e la polizia, mettendo a ferro e fuoco cittadine e danneggiando edifici pubblici e privati. Si tratta di figli di migranti (di seconda o di terza generazione) residenti in Francia anche da decenni, ma che non si sono mai integrati nel Paese, spesso relegati nelle banlieue e cioè le periferie ai margini delle città, come a Nanterre. Una protesta a due facce, che parte dall’aumento delle violenze delle forze dell’ordine francesi a seguito dell’attentato di Nizza del 2016 – per la possibilità per i poliziotti di aprire il fuoco contro le auto se si ritiene che il conducente possa creare danno alle persone – ma anche per la mancata integrazione e gli abusi. Proteste che sono diventate uno sfogo di violenza nel corso dei giorni e per cui il presidente Emmanuel Macron e il ministro dell’Interno Gérald Darmanin cercano un “ritorno alla calma” e alla normalità.

LINEA DURA
“Dobbiamo prenderci del tempo per riflettere e cercare di parlare con i quartieri e dobbiamo essere duri con i teppisti”. A dirlo il ministro Darmanin, che a seguito della sesta notte di proteste ha dichiarato di essere di fronte a “una cosa senza precedenti”, per cui la polizia ha lavorato “in condizioni difficili, a volte stanca, nel rispetto della sua professionalità e della sua etica”. Difatti, il bilancio del ministero parla di forze dell’ordine “molto mobilitate” con oltre “3.200 arresti in tre giorni”, di cui oltre 150 solo nella notte tra domenica e lunedì e per questo il presidente Macron ha chiesto al suo ministro dell’Interno di mantenere una “massiccia presenza”. Intanto, le ultime due notti sono apparse meno violente rispetto alle precedenti, anche per lo schieramento in strada di 45mila agenti (dal funerale dello scorso sabato), coadiuvati da veicoli blindati ed elicotteri. Eppure, le tensioni si sono registrate, in maniera più grave nelle città di Nizza, Strasburgo, ma soprattutto Marsiglia dove si è assistito a una vera e propria guerriglia urbana tra manifestanti e polizia, che ha sparato gas lacrimogeni e combattuto per le strade della città. Anche nella capitale la tensione è stata altissima, con le misure di sicurezza aumentante a tal punto da vedere il più famoso vile degli Champs Elysees solitamente popolatissimo di turisti, fiancheggiato dalle forze di sicurezza che effettuavano controlli a campione e con le facciate dei negozi sbarrate per prevenire potenziali danni e saccheggi. Ad avere la peggio, forse anche a causa della minore mobilitazione di poliziotti, le cittadine più periferiche, con l’esempio lampante di L’Ha-les-Roses, a sud di Parigi, dove il sindaco Vincent Jeanbrun è stato vittima di un attentato nella giornata di domenica quando la sua casa è stata colpita da un’auto in fiamme all’inizio di domenica, ferendo i componenti della famiglia. Un’aggressione che è stata considerata un atto senza precedenti nella storia della Repubblica francese.

SINDACI UNITI
In solidarietà al sindaco Jeanbrun, nei pressi di Parigi, hanno marciato i residenti, le autorità locali e tanti sindaci, che hanno applaudito il primo cittadino e hanno espresso vicinanza per quanto accaduto. Una “mobilitazione civica” convocata davanti ai municipi della Francia pesantemente colpiti dagli atti vandalici. “Più che mai, la nostra Repubblica e i suoi servitori sono minacciati e attaccati” ha dichiarato Jeanbrun, “Quella sera abbiamo vissuto una notte di estrema violenza degna di una guerra civile” ha detto nel giorno della solidarietà. Tuttavia, anche in altre città, sia nei pressi di Parigi che nelle altre zone della Francia, la violenza l’ha fatta da padrone, con centinaia di incendi in stazioni di polizia e municipi, ma anche atti di vandalismo nelle sedi delle autorità e per le strade con la distruzione di attività di privati. Per fare il punto della situazione, ma anche e soprattutto per contare i danni di quanto accaduto, oggi il presidente francese Macron riceverà all’Eliseo più di 220 sindaci dei comuni colpiti dai disordini.


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