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Israele evacua Rafah, spacca l’Europa il voto Onu a favore dell’ingresso della Palestina

di Angelo Vitale -


Il giorno dopo il voto Onu al possibile ingresso della Palestina, l’esercito israeliano ha ordinato ai residenti dei quartieri centrali di Rafah di evacuare, segnalando un’importante espansione delle operazioni militari nella città e minacciando lo sfollamento di altre centinaia di migliaia di persone. Lo scrive il Guardian, aggiungendo che le nuove istruzioni ai residenti suggeriscono che un’offensiva imminente porterà l’Idf nel centro della città, minacciando la distruzione e lo sfollamento di molte altre persone.

Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano, ha respinto le pressioni degli Stati Uniti per contrastare un attacco a Rafah, affermando che Hamas ha basato lì la maggior parte dei suoi massimi leader e delle forze rimanenti.

L’Idf stima che circa 300mila palestinesi abbiano evacuato Rafah, nel sud di Gaza, per ‘zona umanitaria’ designata nelle aree di al-Mawasi e Khan Younis.

Questa mattina, l’esercito israeliano ha ampliato il numero di zone nella parte orientale di Rafah che devono essere evacuate nel contesto dell’operazione in corso contro Hamas.

Intanto, continua a far discutere il voto a grandissima maggioranza con cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato una risoluzione che riconosce che la Palestina può diventare membro dell’Onu a pieno titolo, raccomandando al Consiglio di sicurezza di “riconsiderare favorevolmente la questione”. A favore del testo hanno votato 143 Paesi, 9 hanno votato contro, mentre in 25 – tra cui l’Italia – si sono astenuti.

I nove Paesi che hanno votato contro sono, oltre a Israele, Argentina, Repubblica Ceca, Ungheria, Stati Uniti, Micronesia, Palau, Nauru, Papua Nuova Guinea. Fra gli astenuti molti Paesi europei, tra cui Germania, Svezia, Regno Unito, Olanda e Romania, mentre Francia e Spagna, tra gli altri, hanno votato a favore.

La risoluzione concede alla Palestina un’estensione significativa dei diritti di partecipazione alle sessioni dell’Assemblea generale dell’Onu, che l’aveva riconosciuta come Stato osservatore nel 2012, nonostante la resistenza degli Stati Uniti. La Palestina e il Vaticano sono gli unici due Stati non membri con lo status di osservatore al Palazzo di Vetro. La risoluzione approvata esorta anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a considerare “favorevolmente” la piena adesione della Palestina all’Onu.

“L’Italia è un convinto sostenitore del principio “due popoli, due Stati” e condivide l’obiettivo di una pace globale e duratura che potrebbe essere raggiunta solo, e sottolineo solo, sulla base di una soluzione a due Stati con Israele e Palestina che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza all’interno di confini riconosciuti e concordati. Riteniamo che tale obiettivo debba essere raggiunto attraverso negoziati diretti tra le parti. Dubitiamo che l’approvazione odierna della risoluzione possa contribuire all’obiettivo di raggiungere una soluzione duratura del conflitto. Per questo motivo abbiamo deciso di astenerci”. Ad affermarlo, nel corso del suo intervento all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è stato l’ambasciatore italiano Maurizio Massari spiegando l’astensione italiana in sede di votazione della risoluzione sulla membership della Palestina.

“Con i brutali attacchi perpetrati da Hamas il 7 ottobre e il conseguente conflitto nella Striscia di Gaza, il raggiungimento dell’obiettivo della soluzione dei due Stati è diventato più urgente che mai”, ha poi aggiunto. “È l’unico modo per evitare gli eterni cicli di azione e reazione che hanno avvelenato generazioni di israeliani e palestinesi. Non ci sarà sicurezza per Israele senza l’esistenza di uno Stato palestinese sovrano e vitale. Uno Stato palestinese il cui territorio dovrebbe coprire sia la Cisgiordania che Gaza e che dovrebbe essere effettivamente governato da un’Autorità palestinese rinnovata. L’importanza di ripristinare un orizzonte politico per rispondere alle legittime aspirazioni del popolo palestinese dovrebbe guidare la nostra azione nel medio termine”.

“Nel breve termine, ha proseguito, la priorità dovrebbe essere data alla risoluzione della catastrofica e tragica crisi umanitaria nella Striscia di Gaza. In questo contesto, invitiamo Israele a fermare i suoi piani, già in corso, di iniziare un’operazione di terra a Rafah. Come ricordato anche dal Presidente della Repubblica italiana di fronte a questa stessa Assemblea tre giorni fa, l’Italia sostiene l’invito del Segretario generale a evitare operazioni militari a Rafah, viste le conseguenze dolorosamente tragiche che potrebbero avere sui civili palestinesi. Allo stesso tempo, esortiamo Hamas a rilasciare tutti gli ostaggi senza condizioni”.

“L’Italia – ha sottolineato Massari – sta facendo la sua parte per alleviare le immense sofferenze della popolazione palestinese sull’orlo della carestia. Recentemente, il nostro Ministro degli Esteri ha lanciato l’iniziativa “Cibo per Gaza”, in collaborazione con la Fao, il Pam e la Ficr, con l’obiettivo di soddisfare meglio l’urgente richiesta di sicurezza alimentare e di salute primaria della popolazione civile. Siamo anche pronti a riprendere i nostri finanziamenti all’Unrwa, destinati a progetti e aree geografiche specifiche. Riteniamo che l’agenzia continui a svolgere un ruolo centrale nella fornitura di assistenza umanitaria, svolgendo un ruolo di stabilizzazione nell’intera regione. Una volta superata la fase di emergenza, l’Italia è pronta a fare la sua parte insieme ai suoi partner per contribuire a rilanciare un orizzonte politico”, ha concluso.

Un’Europa spaccata sul voto in Onu, con il sì pieno di Francia e Spagna. Il premier spagnolo Pedro Sánchez ha assicurato che il Governo spagnolo riconoscerà la Palestina come Stato con o senza l’appoggio della destra nel paese: “È giusto ed è l’unico modo per garantire pace e stabilità a un popolo che sta soffrendo”. Sanchez è intervenuto in occasione dell’evento finale della campagna elettorale del Partito socialista di Catalogna. Rivolto alla “destra politica”, ha ricordato che la Spagna ha votato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, insieme ad altri 140 Paesi, per il pieno riconoscimento della Palestina come Stato.


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