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Quirin l’eroe vero. Fango e suv spezzato: due gesti di coraggio

di Ivano Tolettini -


Due volti del coraggio. Due notti diverse, due emergenze lontane, ma lo stesso istinto: tornare indietro quando tutti scappano. A Brazzano di Cormons il fango si è portato via un tedesco di 32 anni innamorato del Friuli che provava a salvare la sua vicina. Un eroe normale. A Milano, sull’asfalto di viale Fulvio Testi, le telecamere hanno raccontato la storia capovolta di un ragazzo: da sospetto autista in fuga a soccorritore che corre disperato verso un’auto spezzata in due. Due scene lontane, unite da un filo che non mente: in mezzo alla paura, qualcuno sceglie sempre di tornare verso il pericolo.

L’ULTIMO PASSO DI QUIRIN

La notte a Brazzano è esplosa con un boato: la collina di San Giorgio che si stacca e corre giù come un’onda di pietre. Quirin Kuhnert, 32 anni, tedesco, panettiere da un anno in paese, è già in strada. Ha appena portato in salvo una donna in pigiama. Poteva rientrare. Poteva fermarsi. Non lo ha fatto. Quando capisce che Guerrina Skocaj, 83 anni, non risponde ai richiami, gira su sé stesso e risale il viottolo che ormai è un torrente di detriti. Il vicino di casa, oggi ricoverato a Gorizia, ricorda l’ultimo gesto: “Lui era già fuori dal pericolo. Io gli ho solo aiutato ad appoggiare la scala. Voleva entrare. Non tentennava. Un attimo dopo la collina si è mossa. Poteva capitare a me. È morto da eroe. Amava il Friuli”. La frana lo travolge sotto un cumulo di pietre pochi metri prima dell’ingresso della casa che stava tentando di raggiungere. Guerrina sarà trovata senza vita in serata. Di Quirin resta la traiettoria del suo passo: tornare indietro a cercare chi è rimasto indietro.

IL RAGAZZO e IL SUV

A Milano, poche ore prima, un’altra storia prende forma tra i rottami di una Mercedes G Brabus, del valore di mezzo milione di euro presa a noleggio, lanciata a velocità devastante. L’auto si spezza in due dopo l’impatto: dentro c’è Pietro Silva Orrego, 19 anni, che morirà in ospedale. I primi filmati sembrano incastrare un vcentenne che corre verso il relitto: per la polizia locale e i social è “l’autista fuggito”. Una sneaker trovata tra i rottami alimenta la confusione. Ma ecco i video completi: quei secondi mostrano che il ragazzo corre verso il suv, non lontano. Del resto è difficile immaginare che dopo una carambola così drammatica un passeggero potesse uscire senza neanche un graffio. È un 20enne, un amico delle vittime. Ha visto l’esplosione di vetri, ha sentito il colpo, ed ha provato a entrare da ogni varco possibile, spingendo le portiere, tentando di sfondare il vetro, infilando le mani tra le lamiere. Quando arrivano i soccorritori, lo tirano via mentre grida i nomi degli amici. Il vero autista, il 23enne Enrico R., ferito ma cosciente, risulterà poi positivo a droga e alcol. Positivo alle sostanze anche il conducente dell’Opel Corsa centrata in pieno. Le responsabilità saranno ricostruite dalla Procura della Repubblica che ha aperto un fasciolo per omicidio stradale. Ma in mezzo a quella confusione di sirene e sospetti, resta l’immagine del ragazzo che corre verso un’auto che brucia ancora.

DUE GESTI CHE SI SOMIGLIANO

Quirin e il ragazzo di Milano non si conosceranno mai. Uno è morto in una casa di pietra crollata, l’altro è vivo, ferito, con il peso ingiusto di un sospetto che non gli apparteneva. Eppure, al netto dei contesti e dell’esito, la matrice è identica: l’istinto di non abbandonare. A Brazzano, la comunità friulana piange un giovane venuto dalla Baviera che aveva scelto quella terra come casa. A Milano, la famiglia di Pietro piange un figlio che non tornerà e un amico che ha provato fino all’ultimo a salvarlo, mentre attorno a lui si costruiva una colpa sbagliata. Da una parte il fango, dall’altra l’asfalto. Da una parte un villaggio che si sveglia nel silenzio irreale del giorno dopo. Dall’altra una città che corre, ma per un momento si ferma davanti a due fotogrammi diventati essenziali: un ragazzo su una scala che tenta di raggiungere una finestra prima che crolli; un altro che affronta il fuoco per aprire un portellone che non si apre. Quirin Kuhnert e il 20enne milanese hanno fatto la cosa più istintiva e più rischiosa: tornare indietro. La frana e il suv non hanno dato scampo. Ma in mezzo alle macerie, ai rottami, alle ipotesi e ai referti, resta una traccia sottile e luminosa: la traiettoria del coraggio. Una sale verso una casa che sta cedendo. L’altra corre verso un’auto che si sta spegnendo. E forse è questo, alla fine, il punto più vero: quando tutto crolla, qualcuno prova sempre a salvare almeno una vita, anche a costo della propria.


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