Esteri

Rimpatri, soldi e stretta sui trafficanti: cosa prevede l’”accordo impensabile” Tunisia-Ue

di Eleonora Ciaffoloni -


Un accordo Tunisia-Ue “impensabile” fino a qualche mese fa, che invece nella giornata di domenica è arrivato. Sono servite ben tre visite di Giorgia Meloni a Tunisi (in un mese), per arrivare a una intesa: stavolta la premier italiana è stata accompagnata dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il premier olandese Mark Rutte. I rappresentati dell’Unione Europea hanno incontrato al palazzo di Cartagine l’altro contraente del patto, il presidente tunisino Kais Saied con l’obiettivo di affrontare in maniera integrata la crisi migratoria e lo sviluppo per entrambe le sponde del Mediterraneo.

Accordo Tunisia-Ue: un memorandum “modello”

Il memorandum d’intesa Tunisia-Ue agisce più due fronti. Prevede, a livello finanziario, 105 milioni di euro che l’Ue deve destinare al Paese del Nordafrica a sostegno della gestione dei flussi migratori – a fronte delle centinaia di migliaia di persone che arrivano da tutta l’Africa fino alla sponda del Mediterraneo – e in particolare per “sostenere la lotta contro i trafficanti di persone, per facilitare i rimpatri e aiutare i tunisini a gestire le frontiere”. Un aiuto “che tenteremo di anticipare il più possibile” fa sapere un alto funzionario Ue all’indomani della missione a Tunisi, “in modo che i soldi inizino ad arrivare immediatamente”. Soldi che servono, quindi “a prevenire le partenze irregolari”, ovvero l’obiettivo condiviso dalle parti e tema sul quale serve più che mai “la cooperazione fra le parti”. A dirlo Ursula von der Leyen che, in conferenza stampa dichiara: “Lavoreremo su una partnership Ue-Tunisia contro i trafficanti. Coopereremo sulla gestione dei confini ma vogliamo anche facilitare la migrazione regolare e legale”. A fare da eco, la premier Meloni che si dice molto soddisfatta del memorandum che non solo rappresenta un “ulteriore passo verso un vero partenariato tra Tunisia e Ue, per affrontare la crisi migratoria”, ma anche un “modello” di partnership “per nuove relazioni” da replicare “con i vicini del Nordafrica”. Un punto di partenza, su cui, “dovranno seguire diversi accordi” e su cui – sottolinea la premier – l’Italia è pronta a dare “massimo supporto”. Quello degli aiuti per supportare la gestione dei flussi è solo l’ultimo dei cinque “pilastri” del memorandum. Gli altri riguardano: lo sviluppo delle “relazioni fra i popoli” con finestre di opportunità per i giovani; lo sviluppo e gli investimenti e del commercio, con maggior attrazione del settore privato; e lo sviluppo dell’enorme potenziale che la Tunisia ha per le risorse rinnovabili. Infine, c’è il pilastro economico: perché agli aiuti si aggiungono altri 150 milioni dedicati alla ripresa della precaria situazione economica del Paese, quindi a sostegno dei conti pubblici tunisini del 2023, con l’auspicio che siano utilizzati “nel modo più efficace possibile”.

Flussi e rimpatri

L’accordo firmato “è frutto di un grande lavoro diplomatico che ha visto l’Italia assoluta protagonista” ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, “Per noi la crescita e la stabilità dell’Africa sono una priorità, così come la lotta ai trafficanti di esseri umani che incentivano l’immigrazione clandestina”. È proprio quest’ultimo punto a rappresentare il centro del patto. Difatti, il memorandum prevede i rimpatri in Tunisia dei migranti irregolari, ma solo di quelli di nazionalità tunisina, e non di quelli di altre nazionalità che sono arrivati nell’Ue transitando dalla Tunisia. Una condizione fortemente voluta dalle autorità tunisine che “non intendono diventare un Paese che fa da centro di accoglienza dei migranti irregolari che arrivano dall’Europa”. Per questo l’accordo è bilaterale, ma l’auspicio è quello di poter arrivare a una “corresponsabilizzazione” insieme agli altri Paesi del Mediterraneo, con accordi presi di volta in volta con i singoli Paesi. “Abbiamo sempre detto che bisogna bloccare le partenze e adesso stiamo lavorando per questo” ha fatto sapere il ministro Nello Musumeci. Dopo questo accordo, si tornerà a parlare di migrazioni domenica 23 luglio a Roma nell’ambito della conferenza internazionale che vedrà protagonisti i Paesi del Mediterraneo.


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