Rossella Casini, il coraggio di dire “no”
Una vittima innocente di mafia dimenticata
La vicenda di Rossella Casini rappresenta una delle pagine più struggenti e meno conosciute della storia delle vittime innocenti di mafia in Italia. Una storia che parla di amore, coraggio e solitudine, che dimostra come la violenza della criminalità organizzata possa colpire anche chi non ne fa parte, ma sceglie di non piegarsi alle sue regole.
Una vita lontana dalla criminalità
Rossella Casini era una giovane studentessa universitaria fiorentina, aveva 25 anni ed era cresciuta in un contesto familiare sereno, lontano da qualunque ambiente criminale. La sua vita cambia quando si innamora di Francesco Frisina, un ragazzo originario della Calabria, appartenente a una famiglia legata a una potente cosca della ’ndrangheta di Palmi. Inizialmente Rossella non era consapevole fino in fondo del mondo in cui stava entrando, ma con il passare del tempo ha iniziato a comprendere la gravità delle dinamiche che circondavano il fidanzato e la sua famiglia.
Le lettere e la presa di coscienza
Attraverso lettere inviate ai genitori e agli amici più cari, Rossella ha raccontato il clima di violenza, le faide, le pressioni e la paura crescente. Quelle parole, oggi conservate come testimonianze preziose, mostrano una giovane donna lucida e determinata, combattuta tra l’amore per Francesco e il rifiuto netto della cultura mafiosa. Rossella non ha mai accettato il silenzio imposto dalla ’ndrangheta e ha tentato, con grande coraggio, di spingere il fidanzato a prendere le distanze dall’organizzazione, arrivando – secondo alcune ricostruzioni – a favorire un possibile percorso di collaborazione con la giustizia.
La scomparsa e la lupara bianca
Questa scelta ha segnato irrimediabilmente il suo destino. Il 22 febbraio 1981, mentre si trova a Palmi, Rossella Casini scompare nel nulla. Da quel giorno non si hanno più sue notizie. Le indagini, ostacolate dal muro di omertà tipico dei contesti mafiosi, hanno portato nel tempo a una conclusione drammatica: Rossella era stata sequestrata e uccisa dalla ’ndrangheta perché ritenuta pericolosa, una minaccia per l’equilibrio interno della cosca. Il suo corpo non è mai stato ritrovato, rendendola una delle tante vittime di “lupara bianca”.
Il riconoscimento e la memoria civile
Solo nel 1994 lo Stato ha riconosciuto ufficialmente Rossella Casini come vittima innocente di mafia. Da allora, la sua figura è diventata simbolo di resistenza civile e di libertà di coscienza. A lei sono state intitolate scuole, biblioteche e iniziative antimafia, soprattutto per trasmettere ai giovani il valore del coraggio e della scelta di legalità.
Ricordare Rossella Casini significa dare voce a chi è stato messo a tacere dalla violenza mafiosa. La sua storia ci ricorda che la mafia teme più di ogni altra cosa chi non accetta le sue regole e sceglie, anche da sola, di dire no.
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