Politica

Rotondi: “Un’alleanza tra popolari e conservatori era il sogno di Berlusconi. Meloni può realizzarlo”

di Edoardo Sirignano -

GIANFRANCO ROTONDI POLITICO


di EDOARDO SIRIGNANO

“Una nuova maggioranza tra popolari e conservatori era il sogno di Berlusconi. Meloni può realizzarlo. Non stiamo parlando di un’alleanza tra estremisti”. A dirlo Gianfranco Rotondi, leader di Verde è Popolare.

La legge sul ripristino della natura, nei fatti, ha fatto emergere un’intesa diversa rispetto al recente passato, ovvero quella tra il Ppe e i conservatori. Possiamo dire che il suo movimento, a tal proposito, è stato un precursore?

Non entro in merito al singolo provvedimento, ma non mi meraviglia che queste due forze si siano, ancora una volta, ritrovate. Non solo su questo tema esiste una convergenza.

Si tratta di una prova per una nuova maggioranza in vista delle elezioni europee?

Tutti gli indicatori dicono che si va in quella direzione. Non mi sembra nulla di sorprendente. Il partito popolare europeo ha sempre ragionato col pallottoliere. Ha visto dove andavano i numeri e ha stretto alleanze conseguenti. Del resto, la matrice democristiana c’è e c’è sempre stata.

Il dopo Berlusconi potrebbe accelerare tale processo?

Silvio avrebbe sicuramente avuto un ruolo di primo piano nel costruire questa nuova maggioranza. Da questo punto di vista, la morte di Berlusconi non è un fattore che agevola, semmai rallenta perché nel Ppe rappresentava, senza ombra di dubbio, un decano. Era un momento di raccordo e sintesi. I suoi consigli erano più che ascoltati.

C’è una figura, adesso, che può fare da collante?

Il fatto che Meloni presieda i conservatori ed è una commensale già attiva nel tavolo aiuta in tal senso. Sfugge ai più in Italia che a Bruxelles e Strasburgo hai maggiore confidenza con chi conosci. Giorgia è stata deputata europea, ma soprattutto è presidente di un partito che sta dentro l’arco costituzionale europeo. Sono i conservatori, non gli estremisti. La premier è agevolata nel costruire dialoghi. Avere, poi, come vice Tajani, è certamente un aiuto in più.

Esiste, però, un fronte di Forza Italia che non si riconosce nella linea di Palazzo Chigi…

Mi sembra che Forza Italia sia divisa tra meloniani e ultras meloniani. Le fughe verso Renzi sono solo un’invenzione giornalistica. Nessuno vuole andare verso Italia Viva.

Come vede la transizione avviata all’interno del partito dopo la morte del leader?

Ritengo sia sempre sbagliato prendere decisioni sull’onda dell’emozione che provoca una scomparsa, specie di una personalità così grande come quella dell’ex presidente del Consiglio. Sull’onda emotiva, si commetterebbero solo errori.

Il fatto, però, che sia tornata Ronzulli può essere un segnale?

Sicuramente è un fatto positivo che nei partiti non si litiga. Il conflitto non è mai un aspetto positivo.

Guardando i sondaggi, intanto, gli azzurri non sembrano poi vivere un periodo così drammatico…

Berlusconi è una rockstar e quelle non muoiono mai. Bisogna, poi, ricordare che i simpatizzanti di Silvio non sono solo in Forza Italia. Il berlusconismo, in un certo senso, è un valore condiviso.

In piazza, a Roma, Schlein e Conte, sposando la battaglia di Ultima Generazione, si attestano la causa ecologista. Stiamo parlando di una battaglia che appartiene alla sola sinistra?

L’ambientalismo, inteso come massimalismo ecologista, per fortuna, è una cosa di sinistra. L’impegno per una ecologia sostenibile, al contrario, è un valore conservatore e popolare.


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