Politica

Salario minimo rimandato a settembre, furia Pd-M5s

di Giovanni Vasso -

ELLY SCHLEIN SEGRETARIA PD, GIUSEPPE CONTE M5S


Adesso avranno tutto il tempo che gli serve, vacanze permettendo, per dialogare: il salario minimo, come gli studenti più svogliati, è stato rimandato a settembre. Lo scrutinio era già scritto. La maggioranza ha votato, compatta, per il rinvio della discussione, tra sessanta giorni, sulla proposta che era arrivata dalle opposizioni, con l’unica eccezione di Italia Viva. Il verdetto delle urne di Montecitorio è stato netto e scontato: 168 voti a 127, del salario minimo se ne riparlerà alla fine dell’estate. Ma non tutto il male vien per nuocere e così la minoranza non si lascia scappare l’occasione per piantare un po’ di polemica, già dentro l’Aula, urlando “vergogna, vergogna” al centrodestra.

È stata una mattinata senza sorprese. Ognuno ha fatto ciò che ci si aspettava da lui, nel pieno rispetto del gioco delle parti. Giuseppe Conte non aspettava altro. E si è lanciato in un’offensiva pauperista condita dalla retorica anti-casta dei tempi belli: “Oggi sul salario minimo legale rimandate a dopo l’estate sperando che gli italiani se ne dimentichino ma il salario ricco è invece quello che avete riservato a parlamentari ed ex parlamentari, un pacchetto non ricco, ricchissimo”. Conte ha attaccato: “In piena estate sono stati ripristinati i vitalizi al Senato e un ordine del giorno di ieri apre la strada a un possibile aumento degli stipendi dei deputati. Aiutateci a capire: no al salario minimo per i cittadini in difficoltà e sottopagati, sì agli stipendi massimi per i politici? È così che interpretate il mandato che vi hanno conferito gli elettori? Non ve lo permetteremo”. Infine la stoccata alla premier: “Mentre aumentano mutui, benzina e il prezzo del carrello della spesa ci sono persone che lavorano per 3-4-5 euro lordi l’ora. Fuori c’è un ceto medio che si impoverisce, contratti precari, come piace a voi, lo avete scritto del decreto del 1 maggio. In queste settimane si è parlato di un’apertura al dialogo del presidente Meloni e della maggioranza, sono rimaste solo parole”.

Mentre l’ex premier ritrova la verve grillina, la segretaria Elly Schlein apre all’estate militante per i democratici, chiude gli ombrelloni e apre i gazebo: “Il governo scappa sul salario minimo rinviando l`analisi della legge presentata dalle opposizioni, ma noi non ci fermiamo. Continuiamo la nostra battaglia. Ci mobiliteremo per rafforzare la nostra proposta, raccogliendo le firme dei cittadini e delle cittadine. Lo facciamo perché è una battaglia giusta e necessaria, nell’interesse di oltre 3 milioni e mezzo di lavoratori e lavoratrici povere nel nostro Paese. Perché lavoro e povero non devono più stare nella stessa frase”. Elly poi lancia un siluro a Meloni e al centrodestra: “La maggioranza di destra, posta di fronte a un tema reale e che brucia sulla pelle dei cittadini, tema che il governo non può coprire con i soliti artifici e le fake news, messa di fronte a una proposta unitaria delle opposizioni, fugge. Ma almeno abbiamo fermato il vostro tentativo di votare l’emendamento soppressivo per cancellare questa nostra proposta. Purtroppo per voi però dalla realtà non si può fuggire. Esiste una questiona salariale enorme in Italia che non può essere rinviata, la povertà non va in vacanza né prende pause”. Una carezza in un pugno, Schlein tiene aperto il tavolo di confronto ma ha avvertito il governo: “Noi non ci stiamo perché se ci fosse la volontà politica da parte di questo governo di far fare un salto in avanti alla dignità del lavoro, ci sarebbe stato tutto il tempo per approvare già oggi, insieme, questa nostra proposta. Siamo aperti al dialogo nel merito ma non alle prese in giro e ai rinvii sine die”.


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