Politica

Salvini e Santanchè verso la sfiducia, pressing sul governo

di Domenico Pecile -


Mal comune mezzo gaudio: dover condividere il peso delle difficoltà è l’unico modo per uscire indenni da una settimana politicamente ad alta tensione. Non è una prova del nove per la tenuta del governo, ma è forse l’esame più difficile fin qui affrontato. Fari puntati, dunque, sull’Aula della Camera dove, tra oggi e domani, la coalizione di centrodestra sarà chiamata a difendere ben due ministri dal voto di sfiducia. A finire sulla graticola sono stati la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, indagata con l’accusa di truffa ai danni dell’Inps e il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, per i sui rapporti per così dire empatici con Putin. E se a questi due appuntamenti tutt’altro che banali si aggiunge l’approdo di ieri, in commissione Affari costituzionali, del testo sul premierato si può intuire come il percorso settimanale del governo sia lastricato da insidie. Anche perché non è un azzardo ipotizzare che Santanchè e Salvini nel doppio voto di sfiducia possano essere colpiti dal fuoco amico. Ed è per questo che dentro il governo si stanno muovendo quanti suggeriscono di fare quadrato per entrambe le richieste di sfiducia della minoranza parlamentare. Dei due grattacapi quello più politico attiene sicuramente alla tensione tra FdI e la Lega sulla politica estera e nella fattispecie sulle elezioni russe ma anche sulla morte del dissidente russo Navalny. A impensierire il premier non è tanto il voto quanto il dibattito che lo precederà, che sarà tutto centrato dalle opposizioni sui rapporti tra la Lega e la Russia. In particolare, Calenda continua a chiedere a Salvini di dimostrare la rottura dell’accordo con il partito russi. Offrendogli in cambio il ritiro della mozione. E non va dimenticato che sulla politica estera le distanze tra FI e la Lega sono incolmabili. Per quanto riguarda la vicenda della Santanchè cresce l’attesa per la decisione del Gup in merito al primo filone d’indagine sul caso Visibilia. Due brutte gatte da pelare. Il governo, come detto, sta correndo ai ripari. La tregua necessaria all’interno della coalizione serve anche a evitare il cecchinaggio dei possibili franchi tiratori. E per questo si pensa anche a una sorta di precettazione.


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