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Napoli, sbarco 113 migranti: Piantedosi esalta il ruolo della Libia e sfida l’Europa

Napoli, sbarco 113 migranti: Piantedosi esalta il ruolo della Libia e chiede all’Europa sostegno per gestire i flussi e garantire i diritti.

di Anna Tortora -


Napoli e il rituale degli sbarchi

Napoli accoglie, ancora una volta. Al porto sono sbarcati 113 migranti soccorsi dalla nave di Emergency nel Mediterraneo centrale. “Tutti provenienti dalla Libia, ora stanno bene”, fanno sapere dall’organizzazione. È il rituale ormai noto: salvataggio, approdo, rassicurazioni sanitarie, distribuzione tra strutture di accoglienza. E poi il silenzio sulle cause, sulle responsabilità, sulle conseguenze di un sistema che continua a reggere su un fragile equilibrio tra buonismo mediatico e realismo politico.

I numeri sono relativamente contenuti, certo. Ma il dato quantitativo non può più essere l’alibi per non affrontare il nodo strutturale dell’immigrazione irregolare. Ogni sbarco racconta una filiera che parte dalla Libia e arriva sulle coste italiane, passando per trafficanti, reti criminali e una zona grigia in cui il confine tra soccorso e incentivo alla partenza resta colpevolmente opaco.

Piantedosi, la Libia e la sfida all’Europa

Mentre le ONG continuano a solcare il Mediterraneo, il Viminale prova a riportare la questione su un piano di cooperazione internazionale. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, dopo l’incontro con l’omologo libico Imad Trabelsi, ha dichiarato integralmente:
“Ho incontrato al Viminale il mio omologo libico Imad Trabelsi. La Libia sta svolgendo un grande lavoro di contrasto ai trafficanti di esseri umani che alimentano i flussi illegali ed essendo un Paese di transito ha incrementato notevolmente i rimpatri volontari assistiti verso i Paesi di Origine dei migranti. È necessario che l’Europa implementi il sostegno alle autorità Libiche per supportarle nella gestione dei flussi migratori in una cornice di rispetto dei diritti umani. In particolare, dovremmo continuare a lavorare insieme alla UE per sviluppare un piano di rafforzamento dei controlli alle frontiere terrestri per combattere le reti criminali che sfruttano i migranti e mettono a repentaglio la loro vita.”

Le parole del Ministro tracciano una linea chiara: la Libia è un attore imprescindibile nella gestione dei flussi e l’Italia chiede all’Europa di fare la sua parte, superando l’ipocrisia di chi predica accoglienza dai salotti di Bruxelles ma lascia ai Paesi di frontiera il peso reale degli sbarchi.
Intanto Napoli diventa il palcoscenico di una storia già vista. Le immagini dello sbarco fanno il giro dei social, l’indignazione selettiva si riaccende per qualche ora, poi tutto scivola nell’abitudine.

Chi naviga al timone

E mentre le navi continuano a solcare il Mediterraneo e le sirene degli sbarchi tornano a suonare a Napoli, resta da chiedersi chi davvero stia navigando al timone: se chi salva vite o chi, dietro le dichiarazioni di facciata e i protocolli europei, lascia che la disperazione continui a essere merce di scambio.

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