Politica

SCELGA IL POPOLO, ANZI NO RIFORME:OGGI IL CONFRONTO

di Domenico Pecile -

ELLY SCHLEIN PD, PAOLA DE MICHELI PD SULLO SCHERMO GIORGIA MELONI FDI


È la prima vera resa dei conti: parte oggi, infatti, il confronto tra Governo e opposizioni sul tema caldissimo delle riforme. Ed è un confronto che si preannuncia molto ostico. Il Pd e il M5S hanno già manifestato la loro contrarietà all’elezione diretta del presidente della Repubblica o del Consiglio, mentre sarebbero più disponibili a rivedere i poteri del premier, emulando il modello tedesco.
Tutt’altra musica arriva dal leader di Azione, Carlo Calenda, che si è già dichiarato disponibile al dialogo con l’esecutivo e in particolare con il premier Meloni. Da parte sua, il governo – che in settimana dovrà sciogliere anche i nodi sulle nomine – ribadisce di non avere alcuna intenzione di rivedere al ribasso i suoi progetti di riforma. E si affida al ministro degli Esteri, Antonio Tajani per “avvertire” le opposizioni. “Siamo pronti ad andare avanti anche da soli, non temiamo il muro, poi ci sarà il Referendum “. Settimana, dunque, decisiva anche per capire quale sarà d’ora in avanti l’atteggiamento soprattutto del Pd, alla luce della svolta a sinistra impressa al partito dalla segretaria, Elly Schlein. Che ieri, in previsione del faccia a faccia con la Meloni, ha incontrato prima i membri della segreteria e poi i dem che siedono nelle commissioni Affari costituzionali della Camera e del Senato. La Schlein si è comunque già espressa in modo nettamente negativo perché teme – ha detto nel corso del vertice di ieri – che il tavolo sulle riforme rappresenti in realtà soltanto il tentativo della maggioranza d distogliere il Paese dai problemi e dalle “vere priorità”. “Dobbiamo vedere – sono le parole del senatore Dario Parrini – se la volontà di dialogo c’è oppure se è soltanto un modo per guadagnare tempo e distogliere l’attenzione dalle brutte figure che sta facendo il Governo. Noi non abbiamo pregiudizi, aspettiamo che il premier ci dica quali problemi si vogliono risolvere e quali strumenti consentono di risolverli”. Insomma, per i dem la priorità del Paese non è la riforma della Costituzione. E dal vertice del partito – nel corso del quale la Schlein ha chiesto il massimo riserbo in vista dell’incontro odierno – è trapelato un no secco a ogni ipotesi di presidenzialismo o premierato, che sia il presidente della repubblica o quello del Consiglio. La proposta dem si rifarebbe invece modello del cancellierato tedesco, con l’introduzione della sfiducia costruttiva e del potere di nomina e revoca dei ministri da parte del premier. Forte scetticismo è emerso anche di fronte a un’eventuale proposta di bicamerale o di Assemblea costituente anche perché rischierebbe di trascinare il Paese in mesi di discussioni, mettendo in secondo piano, appunto, le priorità che per il Pd sono lavoro e sanità.
Netta anche la contrarietà di Conte: “Possiamo portare un contributo su come migliorare l’efficienza dell’azione di Governo, ci sono alcune disfunzioni che abbiamo ormai rilevato da tempo. Se invece si vuole stravolgere l’assetto costituzionale, chiaramente non siamo disponibili. Non è la prima volta che si tenta una stagione di riforme costituzionali. Ovviamente noi andremo ad ascoltare, ma abbiamo delle idee molto chiare. Guardando i vari sistemi in giro per il mondo – ha concluso il leader del M5S – l’elezione diretta non è risolutiva per la stabilità, per esempio, degli assetti di governo. Questo è indubitabile”. Anche questa volta la risposta del Governo è stata affidata al ministro Tajani che ha ribadito come il Governo voglia ascoltare le proposte delle opposizioni perché “le riforme si devono scrivere insieme”. Poi ha ripetuto che “siamo pronti a lavorare in Parlamento per garantire più stabilità in Italia perché questo significa essere più credibili. Vogliamo governi stabili, i governi instabili non fanno il bene dei cittadini”. Insomma, massima aperture e totale disponibilità, assicura Tajani. Che ha poi aggiunto che sulle istituzionali “mi è stato chiesto che cosa farebbe la maggioranza se l’opposizione andasse sull’Aventino e se cioè faremo comunque le riforme. E io ho detto di sì”. E sulla necessità di fare le riforme assieme si è espresso anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti (“Le riforme è bene farle tutti assieme, ci mancherebbe altro. La riforma della Carta costituzionale vuol dire cambiare le regole del gioco democratico, non la partita democratica che si gioca dopo. Nessuno deve sentirsi esclusi, ma nessuno deve anche considerare davvero un potere di veto assoluti”), e il ministro alle Infrastrutture, Matteo Salvini (“È assolutamente obbligatorio lavorare con le opposizioni, quando metti mano al futuro del Paese, alla Costituzione, non lo fai contro qualcuno, ma con qualcuno. In questi giorni tra Schlein e Landini è tutto un no, ma se uno dice no a tutto non fa il bene del Paese”). Il Terzo Polo si colloca in posizione intermedia tra governo (“Ma non vada avanti a colpi di maggioranza”) e opposizioni (“Non sappiamo ancora quale sia la proposta della Schlein”) e ribadisce la compattezza su un premier eletto dagli elettori. Ma si deve stabilire – aggiunge – come si realizza, se sul modello francese, tedesco o dei sindaci. “Comunque sia – sottolinea Calenda – è chiaro che andremo all’incontro col premier senza pregiudizi. Sappiamo che siamo un Paese che funziona male a livello istituzionale, parlamentare e anche sotto il profilo del federalismo. Nel 2016 ho votato a favore della riforma che poi è stata bocciata. E adesso discutiamo con la maggioranza su cosa si può fare oggi”.

Ma in tema di riforme e terzo polo il mirino è su Matteo Renzi, che potrebbe giocare un ruolo importante nella partita, approfittando dei continui “no” delle opposizioni. “Domani – ha annunciato nella sua e-newsletter – Italia Viva sarà presente con Lella Paita e Maria Elena Boschi. Le nostre idee sono semplici e chiare: sindaco d’Italia e superamento del bicameralismo perfetto. Abbiamo le carte in regola per dirlo forte e chiaro. Facciamo un piccolo passo in più, giusto per ricordare la storia e provare a scrivere il futuro. Ho presentato oggi una proposta di legge di revisione costituzionale per chiedere l’abolizione del Cnel. Gli avversari dicono che le riforme costituzionali non sono passate perché erano troppo eterogenee. Bene”.


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