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Visti per studenti a Harvard, via libera dal Dipartimento di Stato Usa

di Redazione -


Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha ordinato a tutte le missioni diplomatiche e consolari nel mondo di riprendere l’elaborazione dei visti per studenti e visitatori accademici diretti all’Università di Harvard, sospendendo così il controverso bando voluto dal presidente Donald Trump. Lo riferisce la Cnn, citando un cablogramma diplomatico firmato dal segretario di Stato Marco Rubio e datato 6 giugno. La direttiva giunge pochi giorni dopo che un giudice federale di Boston ha bloccato temporaneamente il divieto, accogliendo una richiesta di sospensione cautelare in attesa dell’esito del contenzioso legale. Il provvedimento presidenziale era stato giustificato con presunte esigenze di sicurezza nazionale, ma ha subito scatenato polemiche negli ambienti accademici e diplomatici.

La misura si inserisce in un clima di forte tensione tra l’amministrazione Trump e l’ateneo di Cambridge, da tempo nel mirino della Casa Bianca

Oltre al blocco dei visti per Harvard, l’esecutivo ha anche congelato fondi federali per miliardi di dollari destinati all’università e ha proposto la revoca dello status di ente no-profit, accusando Harvard di ostacolare i controlli governativi e di promuovere una linea accademica ostile al conservatorismo. La decisione di riprendere l’elaborazione dei visti non modifica però le disposizioni generali in materia: restano in vigore i controlli rafforzati sui social media e la valutazione della presenza online dei richiedenti, misure introdotte proprio sotto l’amministrazione Trump per rafforzare lo screening degli ingressi accademici. La controversia ha provocato una mobilitazione senza precedenti nel mondo universitario statunitense, con numerose istituzioni, tra cui Yale, Stanford e il MIT, che hanno espresso solidarietà a Harvard e criticato duramente il bando, ritenuto un attacco alla libertà accademica. La battaglia legale è tutt’altro che conclusa, ma la sospensione temporanea del blocco rappresenta un primo segnale di rallentamento nella stretta sull’immigrazione accademica. Resta da vedere se la posizione dell’amministrazione verrà confermata o modificata alla luce dei futuri sviluppi giudiziari.


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