Splende il Sole sull’Etna valley, quanta energia in Sicilia. E non è certo una novità. Tutti, negli ultimi anni, sembrano aver voglia di investire a Catania e nel suo territorio. Del resto, la Sicilia è pur sempre un’area a dir poco strategica che può recitare un ruolo ancora più strategico con il “risveglio” dell’Africa e il gran ritorno sugli scenari economici e internazionali del Mediterraneo. E, all’interno dello scenario siciliano, Catania ha saputo ritagliarsi un ruolo di polo produttivo e logistico insostituibile. Per di più, a Catania (e in Sicilia) splende il Sole. E in tempi in cui s’ha fame di energia e la necessità di doverne produrre sempre di più, tentando se possibile di consumare di meno, questa circostanza, che altrimenti parrebbe banale, diventa un (altro) vantaggio strategico. È stato anche per questo se, alle falde dell’Etna, c’è stata una vera e propria gara che ha portato, nel corso degli anni, aziende importanti dell’energia ma pure dell’innovazione e del digitale a installarsi nella Sicilia orientale. Da St Microelectronics a Pfizer e Zoetis, da Sibeg-Coca Cola a Enel, anzi 3Sun che, proprio qui, ha impiantato la sua Gigafactory, la fabbrica del Sole che produce pannelli solari con tecnologie all’avanguardia che nulla sembrano aver da temere rispetto alla concorrenza cinese. È quasi naturale, dunque, che a Catania si parli, ormai da diverse settimane, di un grande progetto che porterebbe sul territorio investimenti nel ramo delle rinnovabili e dell’accumulo di energia. Uno, grandissimo, è quello presentato da Absolute Energy (società riferibile al fondo americano I Squared) tramite la sua partecipata Mass Solar per la costruzione di un Bess, Battery energy storage system, nell’area vicina al Mercato agroalimentare nella zona industriale di Catania. Un progetto stand-alone con potenza di immissione e prelievo da 1.000 Mw, diviso in quattro sezioni da 250 MW, per una potenza installata complessiva di 1.293,50 Mva a fronte di una capacità di accumulo pari a 8.985,25 MWh. Insisterebbe su un’area ampia 29 ettari e l’orizzonte temporale è quello del 2028. Valore dell’intera operazione: 2,8 miliardi con un impatto occupazione stimato in circa 650 posti di lavoro. Non male, per una città del Sud. Al momento, del progetto, si parla negli uffici della Regione Siciliana ma, va da sé, le aspettative, dopo tanto riserbo, iniziano a farsi sentire. Anche perché, sull’Isola, c’è il cronico problema dell’energia. Sia in termini di forniture, che troppo spesso non risultano così regolari, sia (soprattutto) in termini di prezzi che, per paradosso, in Sicilia (dove pure si produce tanto rinnovabile) resta altissimo. Il mondo del sindacato attende di capirci qualcosa di più. Angelo Mazzeo, vicesegretario nazionale Ugl Metalmeccanici, intanto ribadisce a L’Identità che si tratta di un progetto sicuramente interessante “poiché porta 650 assunzioni, il che vuol dire che porta lavoro ad altrettante famiglie e immette denaro nell’economia circolare locale”. Ma bisognerà vedere come andrà a finire e soprattutto quali ricadute avrà sul territorio: “Ben venga – ha detto Mazzeo – l’investimento se porterà lavoro e se aiuterà ad abbassare il costo dell’energia elettrica per le famiglie e le aziende siciliane, se servirà ad arricchire il territorio”. Già, perché le braccia sono spalancate a chi viene a investire a patto che, spiega Mazzeo, “si produca ricchezza e si abbia rispetto per il territorio, sia in termini ambientali che umani, che si crei lavoro vero e non precariato, che si eviti di ricorrere ai subappalti e che, se proprio sarà necessario, che vengano garantiti gli standard di sicurezza e formazione”. A Catania si viene per fare sul serio: “L’area industriale di Catania – ha spiegato Mazzeo – è la più importante della Sicilia, da sola vale il 15% del Pil regionale, in termini infrastrutturali può vantare il vantaggio non da poco di avere aeroporto e porto praticamente contigui; è benvenuto chi, anche sulla scia degli esempi virtuosi di chi lo ha già fatto, voglia investire qui, ma il territorio va rispettato”.
Intanto, a proposito di Bess e di sistemi per l’accumulo di energia, ieri Terna ha pubblicato gli esiti della prima asta Macse tenutasi il 30 settembre. Sono stati aggiudicati, per il 2028, ben 10 Gw per le aree Sud e Isole. Per quanto riguarda la Sicilia, sono stati assegnati due Sds (Sistemi di stoccaggio selezionato) per una capacità pari a 250 Mw ciascuno. Uno a Eni Plenitude, l’altro a Scara Energia Srl. Il prezzo medio ponderato è stato di 15.846 € al MWh-anno per la Sicilia, un po’ più alto rispetto a quello medio (di poco inferiore ai 13mila euro) e nettamente inferiore al premio di riserva che Terna aveva stimato in 37mila euro. “Gli esiti dell’asta evidenziano una grande competizione ed un forte interesse da parte del mercato. Stiamo parlando di un volume di investimenti associato stimabile in circa un miliardo di euro, che permetterà di migliorare l’integrazione delle rinnovabili”, ha dichiarato in una nota l’ad e dg della società delle reti Giuseppina Di Foggia.