“Solo sì significa sì” ma non dobbiamo dire sì a una legge mal scritta
“Solo sì significa sì”: è questa la sostanza del passaggio del ddl stupro che introduce il concetto di “consenso libero e attuale”. La norma però va scritta in modo tale che non se ne abusi, perché un conto è tutelare in ogni modo possibile le donne da ogni tipo di violenza – nello specifico quella sessuale – altro è consentire una libera interpretazione della legge per piegarla a biechi fini – per ripicca, per vendetta, per colpire qualcuno o qualcuna in totale assenza di violenza. Il rischio è l’inversione dell’onere della prova, che il presunto violentatore o il povero malcapitato debba dimostrare di essere innocente e che il consenso c’era.
Insomma, un conto è recepire la Convenzione di Istanbul in linea con gran parte dei Paesi Ue, altro è rendersi in qualche modo complici di abusi con la scusa del mancato consenso “libero e attuale”, che – lo ricordiamo – deve essere in tempo reale e spontaneo rispetto alla situazione di intimità che si è creata. Non dire no non significa dire sì, l’abbiamo detto. Ma dire sì a una legge scritta male è altrettanto grave. E molto pericoloso.
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