Economia

Spada (Assolombarda): tassi non oltre al 3,5% o le imprese non ce la faranno

di Giovanni Vasso -

ALESSANDRO SPADA PRESIDENTE ASSOLOMBARDA


Poche idee e confuse. Gli industriali bocciano la Commissione Ue. Delusi dal fatto che Bruxelles, in un momento cruciale per l’economia globale, dove si incontrano reshoring e transizioni, non sembra riuscire a dare una linea precisa e che, anzi, continui a perseguire obiettivi che sembrano in netta controtendenza rispetto ai processi e alle necessità delle imprese italiane ed europee.

All’assemblea generale di Assolombarda, il presidente Alessandro Spada ha utilizzato parole chiare e nette per descrivere lo smarrimento degli imprenditori. “In uno scenario in cui i due maggiori competitori mondiali stanno facendo di tutto e di più per proteggere e rafforzare i loro sistemi produttivi, l’Europa sembra non avere una politica industriale unitaria precisa. Inoltre, con i suoi ambiziosi obiettivi ambientali, sta forzatamente intaccando la competitività delle imprese manifatturiere europee”. Insomma, tanta ideologia green e poca visione del quadro d’insieme, tanti lacciuoli e tassi alle stelle mentre gli Usa richiamano in patria i propri campioni economici e la Cina pompa liquidità per sostenere il suo sistema produttivo, rendendo l’Europa un posto pericoloso per chi vuole fare impresa. “I dati della Banca Mondiale mostrano che la produzione manifatturiera europea senza l’Italia sarebbe inferiore rispetto a quella americana di oltre 280 miliardi di dollari e senza la Francia lo sarebbe di 230 miliardi. Questo conferma che l’industria europea è una squadra fatta di tante manifatture nazionali profondamente connesse tra loro. Alla vigilia delle nuove importanti sfide per l` industria mondiale, l`Europa sembra però non avere ancora una precisa strategia unitaria, né sulle opzioni tecnologiche né sui futuri approvvigionamenti di materie prime. Ci siamo smarcati dalla dipendenza dal gas russo, ora però si profila all’orizzonte la subordinazione della Cina per terre rare e le batterie elettriche, mentre gli Stati Uniti hanno stanziato enormi risorse (Inflation reduction act) per stimolare gli investimenti green, il reshoring e attrarre investimenti produttivi”.

C’è un altro aspetto, fondamentale, che lascia gli industriali perplessi. Si tratta della politica monetaria della Bce. Tassi, sempre più alti. Che rischiano di paralizzare il credito e, di conseguenza, bloccare le imprese. “Ci aspettavamo naturalmente che i tassi d’interesse aumentassero. Abbiamo viaggiato per anni con dei tassi che erano a zero, quindi non era corretto in quel momento. C’è stato il tema dell’inflazione e di conseguenza ci aspettavamo una crescita ma – ha detto Spada, a nostro parere dev’essere una crescita controllata, perché se i tassi aumentano troppo si entra in un loop che genera costi maggiori che creano a loro volta ulteriore inflazione. Fino a 3/3,5% al massimo poteva essere sostenibile per le imprese. Oltre questo tasso ci sarebbero stati dei costi che avrebbero scoraggiato le aziende a chiedere finanziamenti per investire. Se i tassi salgono troppo anche le aziende posticiperanno i loro piani di finanziamento”. E a farne le spese sarebbero, insieme alle economie nazionali, i lavoratori.


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