Economia

Spesa nemica

di Alessio Gallicola -


La guerra costerà 8 miliardi alle famiglie italiane

La guerra costerà 8,1 miliardi di euro alle famiglie italiane solo per la spesa alimentare. La stangata arriverà soprattutto a causa dell’inflazione, che colpirà in maniera selettiva le categorie più deboli. La crisi è tradotta in numeri impietosi per i consumatori italiani dalla Coldiretti, che nell’ultima analisi sulla base dei dati Istat e dell’andamento dell’inflazione nei primi cinque mesi dell’anno analizza gli effetti dei rincari nel carrello della spesa.

Il top degli aumenti riguarda la verdura, che quest’anno costerà complessivamente alle famiglie 1,95 miliardi in più, seguita da pane, pasta e riso, con un aggravio di 1,48 miliardi, e carne e salumi, per i quali la spesa sarà maggiore rispetto al 2021 di 1,35 miliardi. Al quarto posto la frutta, con 0,84 miliardi, che precede il pesce (0,7 miliardi), latte, formaggi e uova (0,63 miliardi) e olio, burro e grassi (0,52 miliardi).
L’incremento esponenziale dei prezzi, relativamente ai prodotti basilari della dieta italiana, inciderà pesantemente sulla già grave situazione delle categorie più deboli, che secondo Coldiretti vede ben 5,5 milioni di persone in una condizione di povertà assoluta. Guerra e rincaro del prezzo dell’energia aumenteranno ulteriormente il numero delle persone che non saranno in grado di garantirsi un pasto e saranno costrette a rivolgersi alle mense dei poveri ed al sistema dei pacchi alimentari, un fenomeno apparso già in crescita in epoca di pandemia.

Una situazione che per il nostro Paese è aggravata dalle crescenti importazioni, necessarie per il calo della produzione del grano, che Coldiretti stima per quest’anno in calo del 15% per effetto della siccità che ha tagliato le rese dal Nord al Sud. Al nord dall’Emilia Romagna al Veneto si prevede una diminuzione intorno al 10%, ma al Sud si potrebbe arrivare anche ad un minor raccolto del 30%.

Il tema delle importazioni chiama nuovamente in causa un cavallo di battaglia di Coldiretti, che attraverso il presidente Ettore Prandini torna a bacchettare la politica agricola degli ultimi anni, con i bassi compensi riconosciuti agli agricoltori e la conseguente perdita di quasi un campo di grano su dieci nell’ultimo decennio. “Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione”.


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