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Superbonus, truffa continua Sequestri per 110 milioni spunta anche una Rolls Royce

di Ivano Tolettini -

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È una truffa continua per intascare denaro illecito con le agevolazioni fiscali sull’altare del superbonus edilizio. Che in Italia, è bene sottolineare, ha avuto il merito di rilanciare l’economia precipitata in recessione a causa della pandemia, agendo da formidabile moltiplicatore come testimonia l’incremento del Pil, ma per contro è stato anche il crogiolo di truffe in serie per miliardi di euro ai danni dello Stato, come le numerose indagini della guardia di finanza, da Nord a Sud passando per Roma capitale, testimoniano. C’è più che la sensazione che per molti italiani il viatico criminale è valso la candela a fronte di ingenti profitti illegali e di un rischio penale tutto sommato abbordabile. Visto che la gran parte degli indagati è a piede libero perché il nostro sistema giudiziario, rispetto a quello che avviene negli altri Paesi della Ue, grazie al garantismo sfruttato da molti connazionali è tollerante, mentre all’estero l’uso delle manette per l’indebita percezione di erogazioni pubbliche è sistematico. Considerando poi che la fase processuale in Italia è farraginosa e favorisce chi è senza scrupoli, spesso grazie anche all’intervento della prescrizione.

 

ROLLS E CANTIERI

L’ultima maxifrode in ordine di tempo, che ha visto sequestri di beni (tra cui una splendida Rolls Royce) e denaro per oltre 110 milioni di euro, è quella scoperta dalla Procura della Repubblica di Verona, che ha coordinato l’efficace lavoro dei finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria del comando provinciale scaligero. È chiamata in codice “Cantieri fantasma”, perché la maggior parte dei 14 indagati a piede libero ha ceduto il credito d’imposta per lavori edilizi a sei società a loro volta finite sotto inchiesta, nonostante i cittadini non fossero proprietari di alcun immobile. È emerso che alcune delle aziende finite sulla graticola giudiziaria sono state costituite durante la pandemia, “risultando prive di strutture e mezzi idonei per la realizzazione degli interventi edilizi oggetto del bonus”, come informa un comunicato del comando delle Fiamme Gialle, guidato dal colonnello Vittorio Francavilla.

ITALIA ED AUSTRIA

L’inchiesta è decollata ieri mattina con decine di perquisizioni eseguite da un centinaio di finanzieri nelle province di Verona, Vicenza, Padova, Brescia e Milano perché il gruppo criminale aveva comunicato all’Agenzia delle Entrate “crediti d’imposta inesistenti in relazione al bonus «facciate» per oltre 84 milioni di euro”. A mano a mano che i militari acquisivano documenti scaturiva che tanti cantieri di fatto non erano mai stati aperti perché gli edifici segnalati sulla carta al Fisco nella realtà non esistevano per così incassare le agevolazioni. La misura cautelare è stata emessa a carico di 13 società del settore edilizio che operano sia in Italia che in Austria.

TRIBUNALE

Il gip del tribunale di Verona ha convalidato il sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura della Repubblica perché c’era il concreto rischio che i beni, i soldi sui conti correnti e i beni mobili potessero passare di mano e non essere più aggredibili dallo Stato. I principali 8 indagati rispondono anche di associazione per delinquere, cui si aggiungono altre 6 persone che rispondono in concorso pure di indebita percezione di erogazioni pubbliche, ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio, impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita, oltre al fatto che le 13 società coinvolte rispondono di precise responsabilità penali sul piano amministrativo.

I CIR E LA BEFFA

Il modello per la Comunicazione dell’opzione degli interventi di recupero (i cosiddetti Cir) del patrimonio edilizio, efficienza energetica, rischio sismico, impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica utilizzato per comunicare all’Agenzia delle entrate era diventato lo specchietto per le allodole per truffare il Fisco. I lavori mai eseguiti erano ugualmente dichiarati all’Agenzia delle Entrate con dati catastali falsi riguardanti edifici inesistenti. Le indagini dei militari della Finanza e degli ispettori del Fisco hanno permesso di far emergere crediti di imposta inesistenti per 26 milioni di euro, di cui portati all’incassa per 19 milioni grazie alla cessione a terzi acquirenti. Un profitto illecito immediatamente esigibile. In tutto, come detto, sono stati 84 milioni di euro i crediti d’imposta oggetto della truffa erariale, e il gip veronese ha fatto scattare i sigilli fino alla concorrenza di 29 milioni di euro. Questo valore è risultato “dalla sommatoria degli ulteriori profitti illeciti conseguiti e dalle successive attività di riciclaggio” che dovranno essere provate al processo.

PRECEDENTI

La Finanza nelle ultime settimane ha eseguito sequestri per 3,5 miliardi di euro di crediti d’imposta fittizi. Da Asti ad Avellino, passando per Isernia con l’arresto di quattro persone, è stato fotografato un quadro sconfortante. Nel caso di Veronavil profitto illecito ha permesso di acquistare auto di lusso, 30 immobili e attività economiche come bar e altro. Ad esempio è stato accertato che il 70% di 7 milioni di euro – parte dei crediti d’imposta inesistenti individuati – è stato incassato cedendoli a soggetti terzi. Quest’ultimi hanno avuto un guadagno illegale di 2,2 milioni, versando i rimanenti 4,8 milioni sui conti correnti di chi li ha impiegati nel circuito economico lecito.

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