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Italia-Israele a Udine: tra calcio, politica e polemiche

Italia-Israele a Udine divide: proteste filopalestinesi chiedono annullamento, FIGC e governo confermano, città preoccupata per tensioni e sicurezza.

di Gianluca Pascutti -


Italia-Israele, la partita di qualificazione ai Mondiali in programma il prossimo 14 ottobre a Udine, è già molto più di un semplice evento sportivo. Attorno a questo incontro si è infatti sollevato un intenso dibattito che intreccia calcio, politica internazionale, sicurezza e libertà di espressione. Non è la prima volta che lo stadio friulano si trova al centro di tensioni simili: già nel 2024 la sfida tra le due nazionali aveva attirato cortei, manifestazioni e divisioni nell’opinione pubblica.

Proteste e richieste di annullamento

Numerose associazioni locali e nazionali hanno annunciato la propria mobilitazione. Tra queste figurano il Comitato per la Palestina di Udine, la Comunità Palestinese del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto e movimenti come BDS Italia e “Calcio e Rivoluzione”. La loro posizione è netta: Italia non dovrebbe ospitare Israele, accusato di crimini di guerra e di politiche repressive verso i palestinesi. La richiesta è drastica: cancellare la partita ed escludere Israele dalle competizioni internazionali.

A sostegno di questa linea si è schierata anche l’Associazione Italiana Allenatori di Calcio (AIAC), che ha sottolineato come lo sport non possa ignorare le tragedie umanitarie in corso.

Le istituzioni e la linea della FIGC

La FIGC, con il presidente Gabriele Gravina, ha ribadito che non rientra nelle sue competenze decidere l’esclusione di una nazionale e che l’incontro si giocherà regolarmente. Sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso il ministro per lo Sport Andrea Abodi, affermando con chiarezza che “la partita si deve giocare”. Per Abodi, Italia-Israele deve essere un momento di sport e, semmai, un’occasione per ricordare che il calcio può fare da ponte tra comunità diverse.

Il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, pur esprimendo preoccupazione per i rischi legati all’ordine pubblico, ha ricordato che lo stadio è di proprietà privata e che quindi il Comune non può impedire lo svolgimento della gara.

Una città divisa

Come già accaduto un anno fa, Udine si prepara a vivere giornate delicate. Nel 2024, accanto a uno stadio semivuoto, circa duemila persone avevano sfilato in corteo per le vie della città, in un clima controllato ma denso di tensione simbolica. Quest’anno le aspettative sono simili: grande affluenza di manifestanti, presidi delle forze dell’ordine e dibattiti accesi sui media. Non viene esclusa la possibilità che arrivino a manifestare anche gruppi organizzati provenienti dall’estero per questo l’allerta è massima.

Italia tra sport e politica

Il caso Italia-Israele mette ancora una volta in evidenza quanto sia difficile separare il calcio dalle vicende politiche globali. Se da un lato lo sport viene visto come linguaggio universale e momento di unità, dall’altro non può evitare di diventare terreno di scontro quando a scendere in campo sono Paesi coinvolti in conflitti così drammatici.

Udine e il nuovo comitato

In questi giorni a Udine è nato un comitato pro-Israele che invita tutti a partecipare alla partita del 14 ottobre e tenere separati sport e politica evitando le strumentalizzazioni che stanno mettendo in campo la sinistra e alcuni centri sociali.


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