Tensione Stati Uniti-Venezuela: “Usa pronti a colpire” ma Trump frena
Caracas avrebbe già chiesto aiuto a Russia, Cina e Iran per trovare un fronte di alleati
Sale alle stelle la tensione tra Stati Uniti e Venezuela nel Mar dei Caraibi. Quella che era iniziata come un’operazione americana contro i narcotrafficanti rischia ora di trasformarsi in un nuovo scenario di confronto internazionale. Di fronte alla minaccia di un’escalation da parte di Washington, Caracas avrebbe già chiesto aiuto a Russia, Cina e Iran, nel tentativo di consolidare un fronte di alleati contro la pressione militare e diplomatica statunitense.
Negli ultimi giorni il Pentagono ha condotto diversi attacchi contro presunte “navi della droga” al largo delle coste venezuelane e colombiane. Secondo le Nazioni Unite, i raid avrebbero causato almeno 62 morti e sono stati giudicati “inaccettabili”. Ora, stando al Wall Street Journal, la Casa Bianca starebbe valutando un salto di livello con raid mirati su obiettivi militari venezuelani, tra cui porti, aeroporti e basi navali utilizzate — secondo gli 007 americani — per il traffico di stupefacenti.
“La posizione del presidente è chiara: Maduro deve smettere di inviare droga e criminali nel nostro Paese”, ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca, Anna Kelly. “Il presidente è pronto a usare ogni strumento a disposizione per impedire che la droga invada il nostro Paese”.
Dagli Stati Uniti, le parole di Trump: nessuna intenzione di attaccare il Venezuela
Parallelamente, Washington ha avviato una campagna di comunicazione per presentare Maduro come il capo di un “narco-Stato” che mira a “inondare gli Stati Uniti di droga”. “In Venezuela abbiamo un narco-stato gestito da un cartello”, ha affermato il segretario di Stato Marco Rubio, figura chiave nella strategia americana. Tuttavia, Donald Trump, interpellato dai giornalisti, ha frenato le speculazioni, affermando di non avere intenzione di attaccare direttamente il Paese sudamericano.
Secondo il Washington Post, Maduro avrebbe reagito contattando i suoi principali alleati: Putin, Xi Jinping e Teheran. Al Cremlino avrebbe chiesto assistenza militare, a Pechino una “cooperazione più ampia”, e dall’Iran sarebbero già partite forniture di droni e sistemi di rilevamento radar.
Intanto, un aereo militare russo Ilyushin Il-76 è atterrato a Caracas, dopo la firma di un nuovo accordo strategico tra Russia e Venezuela. Mosca rimane il principale alleato del regime, anche se — secondo gli analisti — la crisi potrebbe offrire al Cremlino più vantaggi geopolitici che veri obblighi militari.
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