Testamento Agnelli: colpo di scena vero o solo fumo legale?
Un nuovo capitolo, non si quanto decisivo sia, si apre nella saga ereditaria degli Agnelli. A ventisette anni dalla stesura, e a più di vent’anni dalla morte dell’Avvocato avvenuta il 24 gennaio 2003, è stato depositato ieri pomeriggio al Tribunale civile di Torino il testamento inedito di Gianni Agnelli del 20 gennaio 1998. A consegnarlo sono stati i legali di Margherita Agnelli, unica figlia dell’Avvocato, nel corso dell’udienza che la vede contrapposta per la parte dell’eredità di cui ha beneficiato tramite un accordo tombale che disconosce perché sarebbe stata danneggiata a causa della presenza di una quota rilevante di eredità in paradisi fiscali e taciutale, ai tre figli nati dal matrimonio con Alain Elkann: John, Lapo e Ginevra. Il documento riporta alla ribalta un nome ingombrante e tragico: quello di Edoardo, il figlio maschio di Gianni e Marella, morto suicida nel novembre del 2000 a 46 anni. Il testamento lo designava destinatario di una quota importante dell’eredità, rimettendo così in discussione l’assetto costruito intorno a John Elkann, nipote prediletto dell’Avvocato e oggi perno della galassia Exor. La domanda è immediata: quanto conta davvero questo testamento? È un colpo di scena, come sostengono i legali di Margherita, oppure un documento tardivo che solleva più interrogativi che certezze? Gianni Agnelli lo scrisse cinque anni prima di morire, e due anni prima della tragica fine di Edoardo. È evidente che l’Avvocato, pur pensando a una trasmissione dinastica che favorisse John, non avesse all’epoca del tutto escluso il figlio da un ruolo nell’impero familiare. Ma dopo la morte di Edoardo, e con la progressiva costruzione della figura di John come erede designato, è altrettanto evidente che l’assetto successorio prese un’altra piega. Non a caso, il 25% riconosciuto a John non fu mai messo in discussione e anzi si consolidò come nucleo di controllo attraverso la società Dicembre, lo scrigno della dinastia. Se questo documento fosse stato determinante, perché non è stato depositato prima? È la domanda che aleggia nelle aule del tribunale. Perché attendere così tanto per tirarlo fuori, se davvero rovescia gli equilibri? Oppure il testamento del ’98, mai reso operativo, era stato superato da altre disposizioni più vicine alla morte dell’Avvocato, che oggi restano i veri pilastri giuridici della successione? La mossa di Margherita vuole rimettere in discussione la legittimità del percorso che ha portato John Elkann al comando della holding familiare. Ma a giudicare dai primi commenti degli avvocati delle controparti, l’effetto potrebbe essere più mediatico che sostanziale. “È un documento che non cambia i termini della questione”, trapela. Resta il fatto che il nome di Edoardo torna come fantasma irrisolto nella vicenda della famiglia più potente d’Italia. Escluso in vita dalle stanze operative della Fiat e precipitato in un viadotto, Edoardo è evocato dalla sorella come perno mancante di un’eredità che non ha mai potuto esercitare. Margherita insiste nel contestare l’assetto patrimoniale e societario costruito intorno ai tre Elkann. John, oggi presidente di Exor e simbolo della continuità, difende la linea della nonna Marella e del nonno Gianni. Ma la ferita resta aperta.
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