Milano Cortina rilancia la Tregua Olimpica: all’ONU un consenso senza precedenti
La risoluzione Onu per Milano Cortina 2026
Un atto solenne che riafferma davanti alla comunità internazionale il valore universale dello sport come strumento di dialogo e di riconciliazione: l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità la risoluzione sulla Tregua Olimpica per i Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano Cortina 2026. I 165 Stati sostenitori – quasi il doppio rispetto alla risoluzione per Parigi 2024 – hanno riconosciuto nello sport un terreno neutrale, un linguaggio condiviso capace di scavalcare le divisioni e ricostruire fiducia.
Un risultato che supera ogni precedente recente e rilancia la forza originaria dell’ideale olimpico: nato nell’antica Grecia come Ekecheiria, il principio che sospendeva le ostilità per permettere ai popoli di raggiungere Olimpia torna oggi al centro della diplomazia internazionale come ponte di dialogo in un tempo di conflitti diffusi. Il documento, promosso dal Governo italiano con il Cio e la Fondazione Milano Cortina 2026, invita i Paesi a garantire un periodo di tregua dal 30 gennaio al 15 marzo 2026, assicurando corridoi umanitari e protezione per atleti e delegazioni.
Una storia trentennale di pace attraverso lo sport
È un gesto che rispecchia un percorso ormai trentennale: dal 1993, quando l’Onu ha reintrodotto la Tregua Olimpica nella sua agenda, il principio è stato più volte invocato in contesti drammatici. Nel 1994, durante i Giochi di Lillehammer, la Tregua contribuì a creare un clima di de-escalation nel pieno del conflitto nei Balcani, permettendo anche l’arrivo della delegazione bosniaca. Nel 2000, a Sydney, l’effetto fu ancora più evidente: Corea del Sud e Corea del Nord sfilarono insieme sotto un’unica bandiera, gesto simbolico che mostrò come lo sport potesse riaprire un dialogo rimasto fermo per decenni. Nel 2004, ad Atene, la Tregua fu rilanciata come ponte tra passato e presente; mentre nel 2014, nonostante la crisi in Ucraina, la risoluzione Onu riaffermò con forza il dovere degli Stati di proteggere atleti e competizioni.
Il valore simbolico di PyeongChang 2018
Particolarmente potente è stato il richiamo alla Tregua durante i Giochi Invernali di PyeongChang 2018, citato anche dal presidente della Fondazione Giovanni Malagò nel suo accorato intervento al Palazzo di Vetro: la nostra nazione ospitò a Casa Italia atleti della Corea del Nord e del Sud, riuniti in uno spirito di pace e incontro – un simbolo concreto della possibilità di un’altra strada. È la riprova che, anche quando non ferma le guerre, la Tregua Olimpica può aprire spazi di umanità condivisa.
Milano Cortina 2026 come laboratorio di cooperazione
In questo solco si inserisce anche Milano Cortina 2026: Malagò ha annunciato che in ognuno degli otto villaggi olimpici sarà allestito un “Muro della Tregua”, dove gli atleti potranno lasciare una firma come promessa personale di pace. Un gesto simbolico ma radicato nella tradizione: come l’altruismo di Eugenio Monti nel bob a Innsbruck 1964 o il giuramento letto da Giuliana Chenal-Minuzzo a Cortina 1956, momenti in cui i valori olimpici hanno superato la competizione pura per farsi esempio universale. Milano Cortina 2026 non sarà soltanto un evento sportivo: sarà un laboratorio mondiale di cooperazione. Una tregua che non pretende di cancellare i conflitti, ma di ricordare al mondo che scegliere l’armonia è possibile. E necessario.
Leggi anche: Grandi eventi sportivi e turismo: l’effetto volano di Milano Cortina 2026
Torna alle notizie in home