Nell'amministrazione statunitense sta prevalendo la linea dei falchi, capeggiati da Marco Rubio
Donald Trump sta provando a destabilizzare il Venezuela con dei messaggi contrastanti. Quella del presidente statunitense sembra essere anche una tattica per testare le “reazioni” dei Paesi dell’America Latina. Il tycoon, pur avendo escluso l’intervento militare, ha detto che i giorni di Nicolas Maduro, il suo legittimo presidente, sono contati. Gli Stati Uniti, nel frattempo, stanno radunando unità militari nei Caraibi e hanno condotto oltre 15 raid contro presunte navi dedite al traffico di droga, uccidendo almeno 65 persone.
Le accuse degli Usa al Venezuela e le repliche 
Maduro, incriminato negli Usa per reati di droga, ha accusato Washington di aver usato il traffico di stupefacenti come pretesto per “imporre un cambio di regime” a Caracas e mettere le mani sul petrolio venezuelano.
Gli attacchi hanno provocato le condanne dei leader della regione, in particolare del presidente colombiano Gustavo Petro, che ha parlato di “violazione della sovranità nelle nostre acque territoriali”.
La linea Rubio e la posizione dell’Ue
La postura aggressiva degli Usa è il frutto della prevalenza all’interno dell’amministrazione dei fautori del regime change, guidati dal segretario di Stato Marco Rubio. I sostenitori del dialogo, come l’inviato speciale Richard Grenell, che aveva anche incontrato Maduro, sono in minoranza.
L’Unione Europea “ovviamente condivide l’obiettivo di smantellare il crimine organizzato”, ma le azioni in questo campo “devono rispettare il diritto internazionale”. Lo ha affermato la portavoce dell’Ue per gli Affari Esteri Anitta Hipper a Bruxelles, durante il briefing con la stampa, a proposito della possibilità di una escalation degli Usa.