Udine al centro della polemica: la partita Italia–Israele divide città e politica
La partita è ancora in calendario, ma la pressione cresce di giorno in giorno. Italia - Israele è un problema.
Udine torna a far parlare di sé, e questa volta non per la bellezza dei suoi palazzi storici o per la vivacità culturale che la caratterizza, ma per una controversia che si intreccia con la geopolitica internazionale. La sfida di calcio tra Italia e Israele, in programma per il 14 ottobre al Bluenergy Stadium, ha scatenato un acceso dibattito che va ben oltre lo sport.
Un sindaco controcorrente
Il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, ha definito la partita “inopportuna in questo momento”. Secondo il primo cittadino, l’acuirsi della crisi in Medio Oriente renderebbe rischioso e divisivo ospitare un evento del genere. Non si tratta solo di una valutazione simbolica, la preoccupazione riguarda soprattutto la sicurezza pubblica e le possibili ricadute sull’ordine in città.
Le firme e la pressione dal basso
A sostegno della posizione del sindaco è nata la petizione “Stop the Game”, che in pochi giorni ha superato la soglia delle 20 mila adesioni. Firmatari di tutta Italia hanno espresso la loro contrarietà allo svolgimento dell’incontro, motivando la scelta con ragioni etiche, politiche e di opportunità. Per molti cittadini e associazioni, Udine non può permettersi di trasformarsi in un palcoscenico di conflitti che vanno ben oltre il calcio.
Le piazze si preparano
La paura più grande è legata alle possibili manifestazioni parallele. I movimenti pro-Palestina hanno già annunciato proteste, mentre le associazioni israeliane difendono la scelta di giocare regolarmente la partita. Si teme che in occasione dell’evento possano arrivare in città manifestanti da tutta Italia e anche dall’estero, complice la posizione geografica di Udine, crocevia naturale del Nordest. Il timore, espresso apertamente dagli esperti di sicurezza, è quello di infiltrazioni da parte di gruppi organizzati e persino dei temuti black bloc, che in passato hanno già stravolto cortei pacifici in altre città italiane.
La politica si divide
Lo scenario non lascia indifferenti i partiti. Da un lato, le associazioni e le forze di sinistra sostengono la richiesta di rinviare la partita, puntando sull’argomento della pace e della prudenza. Dall’altro, le opposizioni accusano il sindaco e la sua giunta di compiere una scelta ideologica che rischia di dare un’immagine negativa di Udine a livello nazionale e internazionale. La polemica ha così oltrepassato i confini del calcio, diventando materia di scontro politico.
Tra sport e diplomazia
Il nodo centrale resta lo stesso: è giusto che una partita di calcio diventi terreno di confronto politico? Per i sostenitori dell’evento, lo sport dovrebbe restare luogo neutrale, capace di unire e non dividere. Per i contrari, invece, ignorare il contesto internazionale sarebbe un atto di superficialità.
Scritte e cartelli nelle vie di Udine
Come se la polemica sulla partita Italia–Israele non fosse già sufficiente ad alimentare il dibattito, negli ultimi giorni sulle vetrine di un negozio del centro sono infatti comparse scritte di stampo antisemita, accompagnate da cartelli raffiguranti il premier israeliano Benjamin Netanyahu con la scritta “Wanted”.
Torna alle notizie in home