Attualità

Una casa dalle porte sempre aperte, la Chiesa di Francesco

di Andrea Canali -


Jorge Mario Bergoglio è stato il Papa che ha dato l’ultimo saluto la domenica di Pasqua a tutti i fedeli anzi, alla sua gente, ed il giorno seguente è salito alla casa del Padre non prima di aver ringraziato, con le sue ultime parole, il proprio infermiere. Per lui una bara di legno sul sagrato di Piazza San Pietro, cuore del mondo, ed il vento che sfoglia lentamente le pagine del Vangelo durante il suo funerale, tenutosi alla presenza di 160 delegazioni accorse da tutto il mondo per rendergli omaggio, ci danno la portata della sua immensità e spiritualità. “Bergoglio è il nostro orgoglio” urlavano a squarciagola tre ragazze toscane venute a Roma per assistere al suo funerale, le quali ritengono Papa Francesco unico per il suo messaggio fraterno. Pertanto possiamo considerare quello al Sommo Pontefice un addio commovente e partecipato, soprattutto molto sentito sia dai ragazzi che dalle ragazze, che piangevano per la commozione, ma erano uniti nella preghiera e nella convinzione che il concetto di Chiesa in uscita, tanto caro a Papa Francesco, farà ancora molto bene al popolo di Dio. Quest’ultimo lo ha accompagnato con affetto nel tratto finale del suo viaggio terreno. A stringersi intorno a lui sono stati i potenti della terra, ma anche tante persone e giovani, che avevano programmato il viaggio per il Giubileo degli adolescenti e che in lui vedono una guida ed un conforto. Come pure si sono stretti attorno a lui tanti rappresentanti delle altre confessioni cristiane e delle diverse religioni.
Tutti uniti nell’addio ad un Pastore fedele al Vangelo, che si è consumato predicando la fraternità e prossimità, ed anche dal letto dell’ospedale ha gridato il suo no alla guerra. Ecco perché in Piazza San Pietro, ai suoi funerali, vi è stata la partecipazione di 250 mila persone da tutto il mondo, tra cui diversi capi di Stato e di governo. In questa celebrazione solenne due sono i passaggi dell’omelia del Cardinale Giovanni Battista Re da sottolineare ed al quale è stato rivolto anche un applauso. Il primo è quello in cui ha ricordato che il filo conduttore della missione di Papa Francesco è stata «la convinzione che la Chiesa è una casa per tutti; una casa dalle porte sempre aperte».
«Todos, todos, todos», aveva ripetuto il Vescovo di Roma durante l’ultima Giornata Mondiale della Gioventù, per spiegare come nulla e nessuno può separarci dall’amore di un Dio sempre in attesa a braccia spalancate per accoglierci, qualunque sia la nostra condizione.
Una casa dalle porte aperte è la Chiesa che Francesco ha cercato di costruire, privilegiando gli ultimi, i poveri, gli umili, i peccatori. Quegli ultimi che lo hanno accolto sulla soglia della basilica di Santa Maria Maggiore prima dell’ultimo sguardo di Maria Salus Populi Romani. Ma i fedeli hanno applaudito anche e soprattutto il passaggio in cui il Decano del Collegio cardinalizio ha ricordato l’incessante implorazione di pace e l’invito alla ragionevolezza e «all’onesta trattativa per trovare soluzioni possibili, perché la guerra – diceva – è solo morte di persone, distruzioni di case, distruzione di ospedali e di scuole. La guerra lascia sempre – è una sua espressione – il mondo peggiore di come era precedentemente: essa è per tutti sempre una dolorosa e tragica sconfitta».
Prima che il rito avesse inizio, i presidenti americano e ucraino si sono incontrati per alcuni minuti. La foto che li ritrae insieme ha fatto il giro del mondo, suscitando negli uomini di buona volontà la fiducia e la speranza che si possa finalmente arrivare ad un accordo stabile di pace che possa far cessare il conflitto. Sicuramente è sembrato un colloquio più distensivo rispetto al precedente, tenutosi presso lo studio ovale. Che possa essere proprio questa l’eredità di Bergoglio intervenuto anche da lassù? Speriamo che alla fine dei novendiali qualcosa di positivo possa nascere grazie all’ultimo colloquio di pace propiziato dal Successore di Pietro chiamatosi come il santo di Assisi, il santo della pace, e che pace sia, anche nel conclave alle porte, che si aprirà il prossimo 7 maggio.


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