Editoriale

Un’occasione storica

di Adolfo Spezzaferro -


Stiamo pronti. Per l’Italia e per l’Europa si presenta un’occasione storica: raggiungere pienamente l’autonomia strategica. Con la vittoria quasi certa di Donald Trump e il suo ritorno alla Casa Bianca, il mondo multipolare sarà pronto ad accogliere un’Europa sganciata dagli Usa. E non per fare dispetto a Washington ma in un tacito accordo di convenienza reciproca. Se The Donald tornerà a far grande l’America, dando la precedenza ai problemi interni – a partire dall’immigrazione illegale -, così come ha fatto nel suo primo mandato, la postura bellicosa se non belligerante dell’amministrazione Biden sarà rapidamente un lontano ricordo. Questa è lo ripetiamo la grande opportunità: una strategia europea in ottica multipolare sganciata dagli States. Impossibile – sia chiaro – ipotizzare uno scenario in cui l’Ue possa nuocere agli interessi Usa senza che questo comporti rappresaglie – in questo i Potus non cambiano postura in base al colore politico. Però possiamo immaginare una possibile de-escalation in varie aree critiche, con i venti di guerra non più soffiati da Washington, almeno per quattro anni. Un lasso di tempo più che sufficiente per mettere le basi per una strategia europea in chiave multilaterale che permetta a livello globale di fare affari nei nuovi mercati in espansione senza invece dover rifilare sanzioni ai nemici degli Usa che sono storicamente e naturalmente amici dell’Europa. Per non parlare poi dei grandi scenari di sviluppo e di conseguenti scambi commerciali che si aprono nel continente africano. Al netto, ovviamente, degli interessi di Cina e Federazione Russa, sia chiaro.
Sì, perché si fa un gran parlare del fatto che Trump non finanzierà più la difesa europea, che i Paesi Nato dovranno tirare fuori i soldi per gli armamenti (comprandoli dagli Usa, ovviamente) e che questo è destabilizzante, un rischio per la difesa delle democrazie occidentali e di stampo occidentale. Ma non si parla del fatto che se The Donald si disimpegnerà lo farà perché prima avrà posto fine al conflitto nel Donbass, come va ripetendo da tempo. “Quando sarò presidente in 24 farò finire la guerra in Ucraina”, l’ha detto lui. E vogliamo crederci. A quel punto, a finire sarà la guerra della Nato per interposta Ucraina contro la Federazione Russa. Il discorso dunque torna.
L’Europa e l’Italia però non devono perdere tempo. Perché non possiamo permetterci di arrivare all’appuntamento con la Storia alla sprovvista, impreparati. In tal senso, va detto, la politica estera condotta dal governo Meloni lascia molto ben sperare che almeno l’Italia si stia già muovendo, pur nel rispetto dei vincoli dell’Alleanza Atlantica e della difesa dei valori occidentali, nella giusta direzione, Quella del multilateralismo. La missione nel Mar Rosso è la prova provata del successo della politica estera italiana e del riconoscimento dell’autorevolezza del governo Meloni a livello globale.
A chi contesta la scelta dell’Italia di guidare la missione Aspides, considerando l’operazione un atto di guerra vero e proprio invece che mirato a ridurre l’instabilità e la tensione nella regione, ricordiamo che l’importante è esserci. Per esserci anche quando si farà la pace. L’Italia d’altronde ha una vocazione geopolitica che nasce dalla sua posizione geografica. La nostra penisola è una portaerei naturale nel bel mezzo del Mediterraneo.


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