Attualità

Vacanze in Grecia?! Meglio non ammalarsi

di Martina Melli -


La Grecia, anche quest’anno presa d’assalto dai turisti, sta vivendo una grave emergenza: il sistema sanitario delle isole infatti è in pieno collasso. Dall’inizio dell’estate almeno nove persone sono morte a causa della carenza di ambulanze e personale medico; questo addirittura prima che il Paese fosse messo in ginocchio da calamità naturali e incendi. Tra le nove vittime di “malasanità”, anche una ragazza di 19 anni che era incinta all’ottavo mese. Dopo più di venti chiamate ai soccorritori e un’attesa di oltre cinque ore, è deceduta insieme al bambino che aveva in grembo.

In molti ospedali non ci sono medici di base a tempo indeterminato, e l’assistenza sanitaria viene dunque affidata interamente alla copertura a breve termine di personale proveniente dalla terraferma, allettato da incentivi in ​​denaro. Le ambulanze, se possibile, si trovano in uno stato ancora peggiore. Alle Cicladi e su molte isole del Dodecaneso c’è a malapena un’ambulanza disponibile ogni 24 ore. Un problema che in realtà non riguarda solo le isole: ad Atene sono attive circa 50 ambulanze, la metà di quelle effettivamente necessarie. “Dobbiamo riprogettare il servizio di ambulanza da zero poiché ci sono enormi lacune in tutto il Paese”, ha dichiarato Giorgos Mathiopoulos, presidente del servizio di ambulanza di emergenza greco (Ekav). Quasi tutti i centri sanitari lottano per far fronte alle emergenze, e anche con più assunzioni da parte dello Stato la situazione non migliorerebbe particolarmente: molti medici infatti non vogliono trasferirsi sulle isole a causa dell’altissimo costo della vita.

A giugno, poiché l’unica ambulanza  era impegnata altrove, una donna di 63 anni sull’isola di Kos è morta nel retro di un camioncino, mentre veniva trasferita all’ospedale di zona. Sull’isola di Lesbo, un’altra donna, di 78 anni, ha perso conoscenza mentre nuotava: all’arrivo dei paramedici, ben due ore dopo, non c’è stato nulla da fare. Quell’unica ambulanza viene gestita 24 ore su 24, 7 giorni su 7 da undici persone. Kos, che ha 40.000 residenti permanenti e ospita più di 1 milione di turisti durante l’estate, avrebbe pure tre nuove ambulanze, ma può gestirne una alla volta poiché ha solo 10 paramedici, due dei quali andranno in pensione il prossimo anno. In risposta alle crescenti critiche dopo queste tragedie prevenibili, il governo ha dispiegato vigili del fuoco, personale militare e autisti delle autorità locali per sopperire alla carenza di personale nelle zone turistiche. La Ekav e i medici in generale non hanno apprezzato la decisione, definendola una “ricerca non scientifica di soluzioni rapide” che potrebbe rivelarsi anche più pericolosa per i pazienti che necessitano di cure sul luogo dell’incidente.

Tra l’altro, il parlamento greco ha approvato questo emendamento d’emergenza il 27 luglio, mentre i vigili del fuoco già combattevano contro i gravi incendi in tutta la Grecia. Il governo afferma che la mossa non mira a fornire una soluzione a lungo termine al problema della carenza di personale, ma a salvare vite durante l’alta stagione. Il primo ministro conservatore Kyriakos Mitsotakis, rieletto lo scorso 25 giugno, ha promesso di riformare il sistema sanitario nazionale come priorità assumendo circa 10.000 operatori sanitari, tra cui 800 autisti di ambulanze e 250 paramedici in moto. Tuttavia, secondo la Confederazione dei dipendenti negli ospedali pubblici (Poedyn) queste assunzioni semplicemente sostituiscono i recenti pensionamenti e non sono sufficienti per migliorare la qualità delle cure. Poedyn afferma che circa 10.000 operatori sanitari hanno lasciato il settore pubblico negli ultimi due anni e mezzo e prevede che altri 5.000 se ne andranno entro la fine dell’anno.

I partiti di opposizione criticano pesantemente il governo per aver lasciato la sanità pubblica in questo stato, sostenendo che dietro questa noncuranza non ci sia altro che la volontà di privatizzare i servizi sanitari. In ogni caso, il problema è più complicato di così: pochissimo personale medico è disposto a lavorare sulle isole. Basti pensare che gli unici due medici generici dell’ospedale di Kos si sono dimessi nel 2021 e al momento l’ospedale è nelle mani di personale temporaneo in cerca di sostituzione. Alla fine di giugno, l’unico cardiologo a Kos ha protestato nel cortile dell’ospedale, alzando uno striscione con la scritta: “Ho raggiunto i miei limiti, ho bisogno di aiuto”. Lavorava da 28 giorni di fila e da maggio era l’unico medico della clinica cardiologica dell’isola.


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