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Valdastico, svolta a Nord di Fugatti “Non siamo ideologici su Rovereto”

di Ivano Tolettini -


Valdastico Nord, mezzo secolo di attese e rinvii

È l’autostrada che non esiste, ma che da cinquant’anni orienta una parte della politica, della logistica e perfino dell’immaginario del Nord Est.
La Valdastico Nord, che collegherebbe l’Alto Vicentino a Trento, è una metafora prima ancora che un progetto: la strada che dovrebbe unire due regioni e che invece, ogni volta, le divide. Un’infrastruttura sospesa tra diritto, ambiente e ideologia, in un eterno gioco dell’oca dove si avanza per qualche casella e poi si torna sempre al punto di partenza.

Dal 1973, primo progetto preliminare dell’allora A31 “delle tre valli”, a oggi, la storia si ripete: accordi, revisioni, ricorsi, sentenze, nuove mappe. Trento Nord, Besenello, Rovereto Sud: tre uscite, tre stagioni politiche, tre illusioni. Nel frattempo la Cassazione civile e il Consiglio di Stato hanno scritto pagine di diritto amministrativo più che di urbanistica. Ogni volta un tracciato diverso, un governo diverso, un presidente diverso. Ma il finale è sempre lo stesso: la Valdastico Nord resta un fantasma, evocato nei comizi e dimenticato nei bilanci.

Perché la Valdastico Nord è strategica per il Nord Est

Eppure, per il Veneto e in particolare per la provincia di Vicenza, quell’opera è tutt’altro che un sogno. È una necessità strategica, come sottolineano da anni le associazioni economiche e le camere di commercio. Un corridoio che consentirebbe di alleggerire la A4, ridurre il traffico pesante sulla Valsugana e collegare l’asse padano alla A22 del Brennero, creando un’infrastruttura di continuità logistica fino al Tirolo. Ma in Trentino il tema è sempre stato più ideologico che tecnico. Il timore di “aprire il territorio” a un flusso di transito, la tutela ambientale delle valli, la pressione dei Comuni contrari: tutto ha contribuito a bloccare il progetto. L’ultima battaglia, quella sull’uscita di Rovereto Sud, è stata emblematica. Nel 2023 la Commissione territorio provinciale l’ha bocciata, appoggiata da amministrazioni e minoranze.

Svolta politica: Fugatti apre su Rovereto

Eppure il governatore Maurizio Fugatti (nella foto col ministro alle Infrastrutture e suo leader di partito, Matteo Salvini) non ha mollato: per lui, la Valdastico Nord resta “il collegamento mancante del Nord Est”. Ora però qualcosa è cambiato.

Dal palco del PalaRotari di Mezzocorona, davanti agli industriali di Confindustria Trento, il governatore ha pronunciato parole che hanno fatto rumore: “Siamo pronti a ragionare anche su altre ipotesi”. Tradotto: l’uscita Rovereto non è più un dogma. È una mossa che apre un nuovo scenario, e che in Veneto è stata accolta come un segnale atteso da anni. “Finalmente uno spiraglio dopo vent’anni di immobilismo”, commenta Rudy Mariotto, consigliere delegato alle infrastrutture della Camera di commercio di Vicenza, con lunga esperienza nel settore autotrasporti di Confindustria. “Ora bisogna agire. Collegare l’A31 alla A22 non è un capriccio, ma una necessità economica e ambientale. Il Nord Est non può permettersi di rimanere tagliato in due”.

Tre ipotesi di tracciato e ostacoli politici

Un anno fa, a novembre 2024, le categorie economiche trentine avevano rilanciato con un appello senza precedenti: “La Valdastico s’ha da fare”. Fai Conftrasporto Trentino, Confindustria e Artigiani firmarono un documento comune chiedendo “con forza” di completare la bretella. Eppure, dodici mesi dopo, la politica è ancora ferma ai tavoli tecnici. Secondo uno studio di fattibilità del 2018, alternativo allo sbocco di Rovereto Sud, il collegamento fino a Caldonazzo dovrebbe essere autostradale, poi proseguire come strada extraurbana principale, con oltre il 90% del tracciato in galleria (Vezzena e Vigolana). Tre le ipotesi di sbocco rimaste sul tavolo: Acquaviva, Mattarello e Trento Sud. Tutte complesse, costose, ma realizzabili. “Non entro nel merito tecnico – aggiunge Mariotto – ma in un Paese dove le merci si muovono su gomma per l’80%, bloccare un collegamento di questo tipo significa rinunciare a sviluppo e occupazione». Fugatti, da sempre schierato per Rovereto Sud, lascia intendere di voler riconsiderare. “Non siamo ideologici”, ha detto. Una frase che segna il confine tra passato e futuro. Tutto ruoterà anche attorno alla politica veneta. Dopo le regionali di novembre e la probabile elezione del leghista Alberto Stefani (compagno di partito di Fugatti) alla guida del Veneto, il tema tornerà sul tavolo. Restano i nodi cruciali: costi e sostenibilità. Oggi, con l’aumento dei prezzi e i nuovi standard europei di impatto ambientale, la cifra supera i 3 miliardi per quasi 50 km. A questi si aggiungono i tempi di realizzazione: non meno di dieci anni. E così, mezzo secolo dopo la prima pietra mai posata, la Valdastico Nord torna a vivere di dichiarazioni e promesse. Forse stavolta il vento è cambiato. Forse no. Ma in un’Italia che discute più di quanto costruisca, anche solo l’idea di un dialogo tra Trento e Vicenza sembra già una notizia.


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