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Veneto epicentro della sfida politica. Lega e Fratelli d’Italia in duello aperto. Le Marche diventano l’Ohio d’Italia

di Ivano Tolettini -


Il cuore dello scontro politico d’autunno batte in Veneto. Qui la successione a Luca Zaia, dopo quindici anni di guida della Regione, è diventata la madre di tutte le battaglie. La Lega rivendica il diritto di indicare il candidato, puntando su Alberto Stefani, vicesegretario del partito ed ex sindaco di Borgoricco. Fratelli d’Italia non intende cedere e prepara la sfida con i nomi del senatore Luca De Carlo e di Raffaele Speranzon. In gioco c’è molto più che una poltrona: il Veneto è la Regione simbolo del Carroccio, ma i rapporti di forza con il partito di Giorgia Meloni, ormai primo nel Nord come nel resto d’Italia, hanno cambiato il quadro. Il centrosinistra si è già mosso con Giovanni Manildo, avvocato ed ex sindaco di Treviso, deciso a giocarsi la partita anche in una terra storicamente ostile. La scelta del candidato del centrodestra potrebbe arrivare solo dopo le elezioni marchigiane, dove un buon risultato di Francesco Acquaroli rafforzerebbe le pretese di FdI anche sul Veneto. La stagione elettorale inizia però prima, con la Valle d’Aosta al voto domenica 28 settembre. Una partita locale ma significativa, perché gli autonomisti tentano di rafforzare il loro peso e il Pd prova a difendere l’unica regione del Nord non governata dal centrodestra. Il giorno stesso parte la sfida nelle Marche, con Acquaroli ricandidato dal centrodestra e sostenuto anche da civiche e centristi. A sfidarlo sarà Matteo Ricci, europarlamentare Pd ed ex sindaco di Pesaro, simbolo del campo largo che va dai democratici al M5S fino ad Azione e Avs. Qui la sfida è diretta: se Acquaroli dovesse vincere netto, FdI avrebbe mano libera nel pretendere il Veneto. La settimana successiva tocca alla Calabria, il 5 e 6 ottobre. L’uscita di scena forzata di Roberto Occhiuto, dimessosi dopo l’inchiesta per corruzione, apre una sfida incerta. Il centrodestra lo ripropone come candidato, mentre il centrosinistra ha puntato su Pasquale Tridico, ex presidente Inps ed europarlamentare M5S, a capo di una coalizione larghissima. Il 12 e 13 ottobre sarà la volta della Toscana, dove il presidente uscente Eugenio Giani cerca la riconferma con l’appoggio del Pd, dei 5 Stelle e dei progressisti. A contendergli la poltrona ci sarà Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia e nome forte di FdI. Qui la sfida sarà un test nazionale: se il centrosinistra non vincesse sarebbe una clamorosa debacle. Restano ancora senza data ufficiale Campania, Veneto e Puglia, ma la scadenza è fissata entro il 23 novembre. In Campania il centrosinistra ha sciolto i nodi puntando su Roberto Fico, ex presidente della Camera, sostenuto da Pd e M5S. Il centrodestra è diviso tra vari nomi, da Edmondo Cirielli a Mara Carfagna. In Puglia la candidatura di Antonio Decaro, ex sindaco di Bari e recordman di preferenze alle europee, galvanizza il centrosinistra dopo l’uscita di scena di Michele Emiliano. Nel centrodestra, invece, la partita resta aperta con più ipotesi, dai meloniani a FI. Il mosaico delle sette Regioni è dunque complesso, ma il Veneto rimane il vero banco di prova. La Lega lo considera il proprio bastione identitario, mentre FdI punta a completare l’opera di conquista del Nord. Le Marche, con il voto di fine settembre, potrebbero diventare l’Ohio d’Italia: piccola regione, ma decisiva per spostare gli equilibri nazionali. Dopo, toccherà al Veneto: lì si capirà chi comanda nel centrodestra.


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