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Zelensky a Buenos Aires per Milei presidente. Guarda a un vertice con l’America Latina, vuole sondare Orban per mettere fine alla guerra

di Angelo Vitale -


Dopo una tappa a Capo Verde dove ha incontrato il primo ministro Ulisses Correia e Verde che ha ringraziato per l’iniziativa umanitaria Grano dall’Ucraina e uno scalo tecnico in Brasile, Volodymyr Zelensky arriva a Buenos Aires per l’insediamento del presidente eletto Javier Milei. Da mesi il presidente ucraino cerca di riavvicinarsi alla regione e giunge in Argentina sull’onda dell’enfasi che ha riscontrato l’intervista di sua moglie alla Bbc dopo il no dei repubblicani del Senato americano agli aiuti chiesti da Joe Biden per il Paese invaso dalla Russia: “Siamo in pericolo mortale – ha detto Olenza Zelenska -. Se il mondo si stanca di aiutarci, ci vedrà morire”. La presenza di Zelensky in Argentina nella contemporaneità pure delle parole di Donald Trump in polemica con Biden: “Una bufala – ha detto – il ritornello Ucraina, Ucraina, Ucraina”.

Zelensky è per la prima volta in America Latina da quando divenne presidente nel 2019 – come outsider politico come Milei – e sbarca in Argentina dopo mesi di sforzi per ottenere un maggiore sostegno dalla regione per Kiev.

Non solo il sostegno personale a Milei, quindi. Lo aveva sentito al telefono tre giorni dopo la sua elezione e in quella conversazione, invitandolo a Kiev, aveva discusso con lui di Buenos Aires come possibile sede del tanto annunciato vertice tra l’Ucraina e l’America Latina. Non appena invasa l’Ucraina, l’aveva difesa allineandosi all’ex presidente Usa Trump che aveva definito il conflitto una conseguenza della “debolezza” di Biden di fronte all’offensiva lanciata da Vladimir Putin.

A Baires Zelensky prevede di incontrare gli altri leader dell’America Latina presenti, come dall’America Latina, come Luis Lacalle Pou (Uruguay), Santiago Peña (Paraguay), Daniel Noboa (Ecuador), Gabriel Boric (Cile), ma anche il primo ministro ungherese, l’ultranazionalista Víktor Orban , alleato di Putin in Europa.

Già il predecessore di Milei, Alberto Fernández, aveva sentito Zelensky nel luglio 2022 per respingere l’invasione della Russia e sostenere i negoziati per un dialogo di pace, affiancando l’Ucraina nelle votazioni delle Nazioni Unite e con generosi aiuti umanitari (dall’inizio della guerra partiti 13 carichi con 105 tonnellate di materiali). Ciò cui punta Zelensky, però, è anche “la cooperazione militare dell’Argentina e dell’America Latina”, ha detto l’ambasciatore ucraino in Argentina, Yurii Klymenko, nel giugno di quest’anno. “Non tutti gli Stati possono sostenerci con le armi a causa della loro legislazione, o semplicemente perché non le hanno. Possono essere aiuti umanitari, sistemi, attrezzature per l’acqua potabile, abbiamo avuto seri problemi con l’elettricità. E c’è anche un’altra cosa utile, la pressione politica, la pressione politica deve e può essere esercitata”, ha affermato il presidente ucraino in un’intervista dell’agosto scorso ai media latinoamericani. Continuando a lavorare per un vertice con i Paesi della regione. Nello scorso ottobre il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba Diceva “Dobbiamo ancora definire data e forma del vertice, quello in atto è uno sforzo diplomatico molto complesso”.

Sullo stesso versante, Zelensky necessita di stabilizzare il rapporto con il leader brasiliano Lula, raccogliendo anche consensi per contrastare l’allineamento dei governi di Venezuela, Cuba e Nicaragua a Mosca. Con Lula è entrato in contrasto perché questi, pur essendosi offerto di mediare nel conflitto, proponeva una proposta di pace che metteva Russia e Ucraina sullo stesso piano, senza considerare linvasione in corso.

I due leader dovevano incontrarsi nello scorso maggio al vertice del G7 in Giappone, appuntamento poi saltato tra reciproche accuse a distanza. “Mi sembra che il presidente Lula sia un politico di esperienza – aveva detto in agosto Zelensky – ma non lo capisco molto bene, le sue dichiarazioni non portano affatto la pace. È strano parlare della sicurezza della Russia. Solo Putin e Lula parlano della sicurezza della Russia, delle garanzie che devono essere date per la sicurezza della Russia. Solo incontrandoci potremo chiarirci”. Nel settembre scorso, un incontro tra i due a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, per entrambi “una discussione costruttiva” guardando al futuro.

Ma nella regione, Lula non è l’unico ostacolo. A luglio Zelensky aveva denunciato il no dei governi latinoamericani alla sua presenza al vertice tra l’Ue e la Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici in Spagna, al quale il presidente Pedro Sánchez lo aveva invitato. Non aveva fatto nomi ma le ipotesi conducevano a Nicaragua, Venezuela e Cuba. Nello stesso mese, poi, i Paesi del Mercosur (Argentina, Paraguay, Uruguay e Brasile) non avevano raggiunto un consenso per accettare la sua partecipazione in videoconferenza a una riunione del blocco ad Asunción.

Una vetrina internazionale in un momento delicato, in definitiva, la presenza di Zelensky in Argentina. Con una guerra sostanzialmente congelata e la Russia di Putin ostile ad ogni soluzione, Buenos Aires può essere la sede neutrale per sondare le mosse di Viktor Orban, finora convinto scettico del sostegno Ue allo sforzo bellico dell’Ucraina, tanto da aver espresso il suo netto no agli aiuti da 50 miliardi che si voleva discutere nel prossimo vertice di Bruxelles. Un no fino ad oggi non ammorbidito nemmeno dagli sforzi del presidente francese Emmanuel Macron.


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