Ristorazione in ripresa, ma calano le imprese e si cerca personale qualificato
Luci e ombre nella ristorazione: +1,6% rispetto al 2023, ma diminuiscono le imprese ed è caccia al personale qualificato. 22.868 pubblici esercizi in Piemonte, di cui oltre 12.000 a Torino e provincia. 68.668 addetti in Piemonte, di cui 30.801 nel Torinese.
Torino, 11 aprile 2025 – Il settore della ristorazione in Piemonte e a Torino mostra timidi segnali di ripresa dopo il difficile periodo pandemico. Una ripartenza resa possibile grazie alla tenacia e alla competenza degli imprenditori del settore, nonostante le sfide persistenti legate all’aumento dei costi e alla cronica carenza di personale qualificato. È quanto emerge dal Rapporto 2024 di Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) di Confcommercio, rappresentata localmente da Epat Ascom.
Nel 2024 la spesa per consumi fuori casa in Piemonte ha raggiunto i 6,5 miliardi di euro, su un totale nazionale di 96 miliardi, registrando un incremento del +1,6% rispetto al 2023, in linea con la crescita nazionale. Tuttavia, il dato resta ancora inferiore del 6% rispetto ai livelli pre-pandemia. Questa spesa si è distribuita tra i 22.868 pubblici esercizi attivi nella regione, con oltre 12.000 concentrati nel territorio di Torino e provincia. Il comparto conta oggi 68.668 addetti in Piemonte, di cui 30.801 nel solo Torinese, confermandosi come una realtà di grande rilevanza economica e occupazionale.
Accanto ai segnali positivi, emergono però dati preoccupanti sul fronte imprenditoriale: nella provincia di Torino, nel 2024, si sono registrate 836 nuove iscrizioni alla Camera di Commercio nel comparto ristorazione, ma a fronte di ben 2.000 cessazioni.
Solo nel capoluogo piemontese si contano 424 nuove aperture, a fronte di 1.055 chiusure: un saldo nettamente negativo che evidenzia le difficoltà strutturali delle imprese nel sostenere i costi operativi e rispondere a una domanda ancora incerta.
«Confermati i trend del settore, a Torino e provincia – sottolinea Vincenzo Nasi Presidente Epat Ascom –. Il 2024 si è rivelato un anno con il segno più e lo dobbiamo innanzitutto agli imprenditori che fanno della professionalità e della competenza il valore principale. Come in tanti altri settori anche la ristorazione si trova ad affrontare costi di produzione e di gestione decisamente alti, ai quali potrebbe aggiungersi il carico dei dazi. Da sottolineare, a questo proposito, che i ristoranti hanno aumentato i prezzi mediamente del 14%, mentre l’inflazione generale è superiore al 15%.»
A livello nazionale, il settore della ristorazione ha registrato oltre 1,5 milioni di occupati nel 2024, con un incremento del 6,7% dei lavoratori dipendenti rispetto all’anno precedente – pari a circa 70.000 nuove unità. Interessante anche il dato anagrafico: se da un lato il 39,7% della forza lavoro è costituito da under 30, il segmento cresciuto maggiormente è quello degli over 50, in aumento del 10%, un trend coerente con l’evoluzione demografica del Paese. Restano tuttavia forti le difficoltà nel reperire personale qualificato, con un divario crescente tra la domanda del mercato e l’offerta di competenze.
«È evidente l’enorme criticità del personale nei ristoranti e nei bar – aggiunge il presidente Nasi – e a questo si aggiunge la concorrenza sleale da parte di realtà terze che offrono contratti ‘pirata’, mentre le nostre imprese applicano il contratto collettivo nazionale. Personale di sala e chef preparati seri e professionalmente qualificati sono la carta vincente di chi sta determinando la ripresa del settore».
«Per uscire dall’empasse e recuperare punti di crescita – conclude il presidente Nasi – occorre attuare politiche che stabilizzino i consumi e diano immagine ad un settore che è fondamentale per l’economia italiana e per la vivibilità del nostro Paese. È chiaro che tutto ciò si lega al volano turistico che anche per la nostra città appare una vera chance ed alla capacità di spesa dei cittadini più forte in provincia che nel capoluogo».
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