Nuovo monito del Presidente della Repubblica sull’emergenza carceraria
Parole ponderate e come sempre equilibrate, ma non per questo morbide. Tutt’altro. Tanto più che quello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è almeno il terzo intervento in un anno sull’emergenza carceraria tra le cui principali cause c’è il problema del sovraffollamento, con tutto quello che ne consegue. Nel giorno della visita al Quirinale di una rappresentanza del corpo di Polizia penitenziaria in occasione del 208esimo anniversario della sua costituzione, il Capo dello Stato oltre a sottolineare la “carenza di organico, che da tempo è condizione critica del sistema penitenziario” ha nuovamente snocciolato tutte le criticità di un modello che fa acqua da tutte le parti. A partire dal fatto che le carceri non possono trasformarsi in una “palestra di addestramento al crimine; né in luoghi di senza speranza, ma devono essere effettivamente rivolti al recupero di chi ha sbagliato”, perché questo è “l’obiettivo di un impegno notoriamente, dichiaratamente costituzionale”, per arrivare al “drammatico numero dei suicidi” negli istituti di pena che rappresentano “una vera e propria emergenza sociale”. Considerazioni che hanno rilanciato il dibattito politico sulla questione. Dall’opposizione sono piovute forti critiche sul governo, accusato di aver per troppo tempo ignorato un problema che rischia di esplodere da un momento all’altro. Una discussione che ha fatto riemergere la distanza siderale tra i possibili approcci al problema: ridurre la popolazione carceraria con pene alternative alla detenzione carceraria e con la liberazione anticipata da un lato e interventi di edilizia carceraria per aumentare la capienza dei penitenziari dall’altro. Due visioni rispetto alle quali è chiamato innanzitutto il ministro della Giustizia a fare una sintesi. E proprio il Guardasigilli, nell’assicurare che da parte del governo c’è “grande attenzione per le parole del Capo dello Stato”, ha ribadito l’impegno per contrastare il sovraffollamento carcerario attraverso “una detenzione differenziata per i tossicodipendenti; l’espiazione della pena per gli stranieri presso i Paesi di origine; strutture di accoglienza per i detenuti che hanno i requisiti per l’accesso alle misure alternative alla detenzione ma sono privi delle condizioni socioeconomiche”. Ma non solo, perché nel mirino di via Arenula per far fronte all’emergenza carceraria c’è anche una “riforma della custodia preventiva per i reati non di criminalità organizzata”, una battaglia garantista che Carlo Nordio è determinato a condurre considerato che “più del 20% dei detenuti è in attesa di giudizio, ed una buona parte di loro alla fine viene assolta”.
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