Terremoto Centro Italia nove anni dopo
299 vittime, 41 mila sfollati e la distruzione di case, scuole, ospedali, luoghi di lavoro e centri storici. A distanza di nove anni da quel maledetto 24 agosto 2016, comunità, istituzioni e territori si sono ritrovati in questi giorni a “ricordare” il devastante terremoto del Centro Italia (la cosiddetta sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso) una tragedia che ancora oggi porta amarezza, dolore, tormento. E anche tanta rabbia per una ricostruzione ancora troppo lenta, complessa e carente. “Nove anni dopo, il primo pensiero va alle vittime e ai loro familiari e a tutti coloro che hanno perso i loro cari e i loro beni. Il dovere delle Istituzioni è di assicurare ogni forma di aiuto, chiedendo scusa per i ritardi accumulati in troppe false partenze” commenta, mettendoci la faccia, Guido Castelli, Commissario straordinario alla ricostruzione e alla riparazione. Ma come è la situazione reale oggi? “Il buon andamento della ricostruzione privata – così spiega la struttura commissariale di governo – si riflette nei dati della Cassa Depositi e Prestiti”, che gestisce il plafond Sisma Centro Italia erogato sulla base dello stato di avanzamento dei lavori. A giugno 2025 i contributi concessi in seguito all’approvazione delle pratiche hanno raggiunto gli 11 miliardi di euro, con liquidazioni che superano i 6,1 miliardi, segnando un +37,41% rispetto al valore erogato nel 2024: il 60% di queste liquidazioni è avvenuto proprio negli ultimi due anni, dal 2023 a oggi. Negli ultimi due anni oltre 4000 (dei 14mila totali) nuclei familiari sono rientrati nelle loro abitazioni. Diverso e decisamente più preoccupante è il capitolo della ricostruzione pubblica, “con i suoi oltre 3500 interventi per un valore superiore ai 4,5 miliardi di euro rimasti per i primi anni post sisma nel limbo delle indecisioni, e finalmente sbloccata in quest’ultimo anno: oltre il 33,8% degli interventi ha un progetto approvato o ha già avviato le procedure per affidamento dei lavori, 18,2% i cantieri in corso e 16,2% quelli conclusi”. Nei primi quattro mesi del 2025 sono stati aperti 439 cantieri: entro la fine dell’anno saranno 1200. Questi i numeri messi nero su bianco dal commissariamento straordinario Ricostruzione Sisma 2016. “Nel bilancio della ricostruzione non possiamo trascurare i segnali della riparazione sociale ed economica in corso – aggiunge Castelli – 700 milioni delle risorse del programma NextAppennino (in totale quasi due miliardi di euro) si rivolgono al tessuto socio-economico del cratere, con particolare attenzione ai progetti di ricerca con le Università e ai Partenariati Speciali Pubblici Privati. Nuove filiere produttive sono state individuate e valorizzate, come quella del legno, per mettere a frutto la grande risorsa del bosco, da troppo tempo lasciata abbandonata e improduttiva”. Per fare il punto delle opere in corso, una considerazione a parte merita Amatrice, il paese più colpito anche in termini di vite umane, con Accumoli e Arquata del Tronto. “Finalmente molte gru stanno lavorando anche ad Amatrice, per restituirla, trasformata, ai suoi abitanti – scrive ancora la struttura commissariale di Governo –. A guidare questa, trasformazione è il Programma Straordinario di Ricostruzione aggiornato, per quel che concerne il centro storico, con voto unanime del consiglio comunale lo scorso 18 agosto. Uno strumento che ora finalmente potrà consentire la ricostruzione anche nel quadrante Nord e Sud del paese”. Infine, il Commissario Castelli precisa: “Su Amatrice, siamo tutti “alla stanga”, senza se e senza ma. Scioglieremo i nodi del passato e avvieremo le opere del futuro finanziando tutto il necessario una volta che la maturazione del provvedimento lo permetterà. Esattamente come accaduto lo scorso aprile allorché abbiamo destinato 17 milioni di euro a sottoservizi, parcheggi, viabilità e spazi pubblici”. E su Amatrice anche la Regione Lazio vuol fare la sua parte: “Stiamo accelerando con determinazione, cercando di recuperare il tempo perduto, a partire dall’ospedale di Amatrice, cuore pulsante di un territorio che deve tornare a vivere. La ricostruzione – dice il governatore Rocca – non è semplice, ma l’ospedale rappresenta un segnale concreto, un simbolo di rinascita, che si affianca ai tanti cantieri aperti”. A intervenire sul tema ricostruzione post terremoto del Centro Italia pure la segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo, che ha ricordato come “non è tollerabile che la ricostruzione venga ridotta a una mera questione edilizia. Ricostruire – ha spiegato Buonomo – non significa soltanto rimettere in piedi le case, ma ricreare un tessuto sociale, economico e produttivo. La vera sfida è trasformare la ricostruzione in un modello di rinascita per l’Appennino centrale che tenga insieme investimenti produttivi e sostenibili, servizi sanitari e scolastici accessibili, infrastrutture moderne, prevenzione antisismica, cura del territorio e valorizzazione delle vocazioni locali. Occorre – ha aggiunto Buonomo – un sistema normativo organico e stabile, che coinvolga le parti sociali e sia capace di prevenire e gestire le emergenze, proteggendo l’occupazione e le imprese e contrastando le infiltrazioni criminali e lo sfruttamento sul lavoro”. Una riflessione è chiara: la comunità colpita dal sisma attende da politica e istituzioni risposte certe e definitive sul presente e sul futuro di un territorio che ha volontà e speranza di ripartire. Anche dopo nove anni da una terribile tragedia.
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