Prato, scarcerata la professoressa che ebbe un figlio con un alunno
I giudici hanno valutato positivamente la disponibilità della donna a intraprendere un percorso di reinserimento sociale strutturato
È stata scarcerata la professoressa 37enne di Prato condannata in via definitiva a 6 anni e 5 mesi per atti sessuali e violenza sessuale su minore e che aveva avuto un figlio con un proprio alunno. La decisione arriva dal tribunale di sorveglianza di Firenze, che ha disposto per lei l’affidamento in prova ai servizi sociali dopo un periodo di detenzione a Sollicciano. La vicenda giudiziaria della decente aveva destato clamore nazionale: la professoressa ebbe infatti un figlio da un suo alunno quindicenne, conosciuto durante lezioni private di inglese. Gli abusi, secondo quanto accertato in sede processuale, sarebbero iniziati già nel 2017, quando il ragazzo aveva appena 13 anni, e si sarebbero protratti fino ai primi mesi del 2019.
Le motivazioni del tribunale di sorveglianza
La scelta di concedere l’affidamento in prova è stata motivata dal tribunale sulla base dei progressi compiuti dalla docente all’interno del percorso trattamentale, ritenendo che una revisione critica dei fatti potrà essere portata avanti meglio all’esterno del carcere, con l’ausilio dell’Ufficio di esecuzione penale esterna (Uepe). In particolare, i giudici hanno valutato positivamente la disponibilità della donna a intraprendere un percorso di reinserimento sociale strutturato, sia sul fronte lavorativo che su quello del volontariato. Gli avvocati difensori, Massimo Nistri e Mattia Alfano, hanno sottolineato come la loro assistita abbia rispettato tutte le prescrizioni della giustizia, mostrando “acquiescenza alla sentenza” e dimostrando disponibilità a ricostruire un progetto di vita stabile.
Dalla prima bocciatura alla svolta
Il tribunale di sorveglianza aveva già valutato la posizione della docente nei mesi scorsi. A febbraio 2025, infatti, una precedente richiesta di detenzione domiciliare e di affidamento in prova era stata respinta perché la donna tendeva a sminuire le proprie responsabilità. L’orientamento è però cambiato con l’ultima decisione, che ha aperto alla possibilità di un percorso di recupero e reinserimento sociale. Il caso era esploso nel 2019, quando venne alla luce la relazione tra la professoressa e il giovane alunno dal quale la donna ha poi avuto in figlio. L’indagine portò alla condanna in primo grado, poi confermata in appello e infine resa definitiva dalla Corte di Cassazione nel 2023. Secondo la ricostruzione dei giudici, il rapporto tra i due non poteva in alcun modo essere considerato paritario, trattandosi di una relazione con un minore di 13 anni al momento dei primi episodi. Il procedimento ha avuto grande risonanza mediatica non solo per la gravità dei fatti, ma anche per le conseguenze familiari: dal rapporto tra la professoressa e l’alunno nacque infatti un figlio.
Il reinserimento nella società della docente
Con l’affidamento in prova ai servizi sociali, la docente avrà ora la possibilità di intraprendere un percorso di reintegrazione fuori dal carcere, sotto la supervisione dell’Uepe. Il tribunale ha ritenuto che l’impiego in ambito socio-sanitario e l’esperienza con l’associazione rappresentino strumenti idonei a favorire un graduale ritorno alla vita civile. La vicenda resta comunque tra le più controverse degli ultimi anni in tema di abusi su minori, sia per la giovane età del ragazzo coinvolto, sia per la posizione della donna, insegnante e figura educativa.
Torna alle notizie in home