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I quadri di Agnelli spariti: Monet, De Chirico e Balla. Indaga la procura di Roma

di Ivano Tolettini -


Non bastavano i tribunali di Torino e Ginevra, le carte fiscali e il pagamento delle sanzioni erariali, le perizie sulle residenze e i ricorsi infiniti tra madre e figli. La saga dell’eredità Agnelli si arricchisce di un nuovo capitolo, quello più affascinante e allo stesso tempo più inquietante: tredici quadri di valore milionario, appartenuti a Gianni Agnelli, sarebbero spariti.

Al loro posto, in almeno tre casi, sono state trovate copie. Una vicenda che ha indotto la Procura di Roma ad aprire un’inchiesta per ora contro ignoti per esportazione illecita di opere d’arte e ricettazione, affidata all’aggiunto Giovanni Conzo e al pm Stefano Opilio. Le tele in questione sono nomi che da soli evocano la grande pittura del Novecento: Monet, De Chirico, Balla, Picasso, Bacon, Balthus, Sargent. Tesori che per decenni hanno arredato le residenze della famiglia, a Villa Frescot e Villar Perosa nel Torinese, nonché l’abitazione romana, e che oggi non si trovano più.

Copie scoperte al Lingotto

La scoperta più clamorosa è avvenuta a Torino, durante una perquisizione al caveau del Lingotto. Qui i finanzieri hanno trovato non gli originali, ma copie di tre capolavori: La scala degli addii di Giacomo Balla, Mistero e malinconia di una strada di Giorgio De Chirico e Glacons, effet blanc di Claude Monet.

Quadri dal valore stimato, nei documenti successori, rispettivamente in 2, 7 e 4 milioni di euro. Gli investigatori hanno studiato vecchi album di famiglia, scoprendo che almeno uno dei dipinti immortalati nelle foto presenta differenze rispetto alla tela oggi conservata. Un dettaglio che rafforza il sospetto: gli originali sono stati sostituiti, forse dopo la morte dell’Avvocato, quando nel testamento le opere furono valutate facendo riferimento, sostengono i pm, alle tele autentiche. Ecco allora il giallo degli spostamenti. Secondo alcune testimonianze raccolte tra domestici e collaboratori storici, gli originali sarebbero stati spostati nel 2018. Ma resta il dubbio: erano davvero in grado di distinguere un falso da un originale?

Quel che è certo è che le copie hanno preso il posto dei dipinti autentici senza che nessuno, per anni, sollevasse obiezioni. Le indagini si allargano anche ad altre dieci opere di pregio assoluto: Nudo di profilo di Balthus, due tele di Francis Bacon della serie Study for a Pope, The Cardinal Numbers di Robert Indiana, un lavoro su carta di Georges Mathieu, due opere di Picasso (Series of Minotaur, 4 engravings signed e Torse de femme), e infine A street in Algiers di John Singer Sargent.

Alcune di queste opere furono anche esposte a Venezia a palazzo Grassi. Di queste opere non si è trovata traccia né a Torino né a Roma. L’ipotesi investigativa è che siano state trasferite all’estero senza l’autorizzazione ministeriale necessaria, configurando i reati di esportazione illecita e ricettazione

Eredità Agnelli: inchieste incrociate

Il fronte familiare, già logorato dalle dispute sull’eredità, si incendia ulteriormente. Margherita Agnelli, secondogenita dell’Avvocato, ha denunciato gli “ammanchi di beni di ingentissimo valore di proprietà del padre”, sostenendo che i quadri le spettassero di diritto come parte del patrimonio di Gianni. I suoi tre figli, John, Lapo e Ginevra, replicano invece che quelle opere non facevano parte dell’asse ereditario, in quanto di proprietà esclusiva di Marella Caracciolo, la madre, e che sarebbero state loro donate dalla nonna prima della morte.

Uno scontro che ripropone il nodo irrisolto delle residenze e della titolarità dei beni: ciò che per Margherita è eredità paterna, per i figli è donazione materna. Sullo sfondo, la cassaforte della Dicembre, la società che custodisce le partecipazioni industriali della famiglia e che è al centro di un contenzioso civile miliardario.

Il caso dei quadri si intreccia con l’altro fronte giudiziario, quello fiscale, che ha portato a due esiti significativi: la messa alla prova per John Elkann, dieci mesi di lavori socialmente utili dopo il versamento di 183 milioni al Fisco, e il patteggiamento a un anno per Gianluca Ferrero, presidente della Juventus e commercialista considerato dagli inquirenti lo stratega del piano. Due procedimenti distinti, ma che convergono nel dipingere un quadro di anomalie e sospetti sulla gestione dell’eredità Agnelli.

Per la Procura di Roma, i falsi ritrovati e i dipinti spariti sono “evidenti anomalie” che meritano un approfondimento: non solo perché rappresentano un danno patrimoniale enorme, ma perché svelano un sistema di occultamenti, passaggi opachi e spostamenti mai chiariti. L’inchiesta sui quadri è al momento senza indagati, ma le rogatorie internazionali potrebbero allargare lo spettro. In Lussemburgo e Svizzera, già grazie a precedenti indagini, erano stati trovati altri 250 milioni di euro riconducibili al patrimonio di Marella.

Ora la caccia riguarda i dipinti, con il timore che possano essere finiti in collezioni private fuori dall’Italia. Per i Pm ogni elemento sarà utile anche ai giudici civili per decidere sulle cause pendenti. Perché se venisse accertato che gli originali appartenevano all’Avvocato e non a Marella, cambierebbe lo scenario delle successioni.


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