Sono iniziati ieri pomeriggio a Sharm el-Sheikh, in Egitto, i colloqui indiretti tra i negoziatori inviati da Israele e quelli di Hamas sul piano di pace elaborato dal presidente americano Donald Trump per mettere fine alla guerra a Gaza. Le delegazioni hanno discusso di come preparare le condizioni per il rilascio di detenuti e prigionieri. Il team israeliano è guidato dal ministro degli Affari strategici Ron Dermer, mentre Khalil al Hayyah è a capo di quello di Hamas.
Secondo fonti a conoscenza della situazione, i passaggi preliminari includeranno l’elaborazione di regole e principi generali che governeranno le negoziazioni nelle loro diverse fasi, nonché la definizione delle garanzie generali che, al momento, rappresentano una questione irrisolta.
In particolare, il movimento islamico di resistenza, spaccato al suo interno, vorrebbe garanzie chiare sulla concretizzazione di quanto verrà concordato, con meccanismi vincolanti per evitare ritardi o deviazioni di percorso, come è accaduto nel 2024.
Dal Qatar la notizia della persistenza di un ostacolo
Dal Qatar è trapelata la notizia della persistenza di un ostacolo non ancora superato, legato alle modalità di rilascio degli ostaggi israeliani vivi e le salme dei defunti, che riguarda specificamente i dettagli operativi, ovvero come garantire la sicurezza del trasferimento durante il cessate il fuoco iniziale, la verifica dell’identità delle salme attraverso intermediari neutrali come la Croce Rossa, e l’ordine sequenziale dello scambio.
Hamas ha ribadito che senza un accordo su questi aspetti, non andrà avanti, temendo che lo Stato ebraico possa sfruttare il processo per “ritardare il ritiro o mantenere posizioni militari chiave a Gaza”. La Turchia ha preso contatti con due gruppi di miliziani della fazione palestinese che stanno tenendo in ostaggio cittadini israeliani nella Striscia di Gaza e con i quali finora non erano in corso comunicazioni. Ankara può esercitare una grande influenza.
Il possibile ruolo della Croce Rossa nel piano di Trump
La Croce Rossa ha fatto sapere di essere disposta a fungere nuovamente da intermediaria nell’accordo sugli ostaggi. “Queste operazioni sono estremamente complesse e richiedono una meticolosa pianificazione logistica e di sicurezza”, si legge in una nota in cui si sottolinea che “è pronta ad aiutare a riunire le famiglie e a facilitare la consegna degli aiuti a Gaza in modo da dare priorità alla sicurezza, alla dignità e al benessere dei civili”.
Parolin: “La Santa Sede è pronta a fare la sua parte”
Anche la Santa Sede è disposta a fare la sua parte. Lo ha detto il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin. Secondo Parolin, “due popoli, due Stati resta la soluzione per il Medio Oriente, ma non possiamo non notare con preoccupazione che le dichiarazioni e le decisioni israeliane vanno in una direzione opposta e, cioè, intendono impedire per sempre la possibile nascita di un vero e proprio Stato palestinese”. La Santa Sede ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina dieci anni fa, con l’Accordo Globale tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina.
Il segretario di Stato ha fatto notare ancora che “la Santa Sede, talvolta incompresa, continua a chiedere pace, a invitare al dialogo, a usare le parole ‘negoziato’ e ‘trattativa’ e lo fa sulla base di un profondo realismo”, perché “l’alternativa alla diplomazia è la guerra perenne, è l’abisso dell’odio e dell’autodistruzione del mondo”.
L’Hostages and Missing Families Forum ha inviato una lettera aperta ai membri del Comitato norvegese per il Nobel, esortandoli ad assegnare il premio Nobel per la pace a Donald Trump, perché “nell’ultimo anno, nessun leader o organizzazione ha contribuito alla pace nel mondo più del presidente Trump”.
Greta Thunberg tra gli espulsi
Greta Thunberg è tra i 171 attivisti della Global Sumud Flotilla che sono stati espulsi ieri da Israele verso la Grecia dopo essere stati arrestati mentre portavano aiuti alla popolazione dell’enclave palestinese. A renderlo noto è stato il ministero degli Esteri israeliano in un post sulla piattaforma ‘X’. Duri i termini utilizzati. “Altri 171 provocatori della flottiglia Hamas-Sumud, tra cui Greta Thunberg, sono stati espulsi oggi da Israele in Grecia e Slovacchia”, ha spiegato il ministero israeliano precisando che gli attivisti sono cittadini di diversi Paesi, tra cui Grecia, Italia, Francia e Stati Uniti.