Altro che autoradio sotto il braccio: oggi ti rubano anche i fari
Dall’Italia romantica degli anni ’80 alla chirurgia criminale del 2025: il furto d’auto non è più nostalgia, è business ad alta tecnologia.
Un tempo si usciva dalla macchina con lo stereo estraibile stretto sotto il braccio, come fosse una baguette tecnologica. Era il gesto rituale dell’automobilista italiano: chiudeva la portiera della Uno, della Ritmo, della 127, e con passo sicuro si allontanava, fiero del suo antifurto umano.
Lo stereo era il cuore pulsante dell’auto, e proteggerlo significava proteggere la propria identità. Toto Cutugno cantava “Lasciatemi cantare”, e noi lasciavamo cantare solo il mangianastri, ma mai ai ladri.
Oggi, nel 2025, non si ruba più lo stereo. Troppo semplice. Troppo romantico. Ora si smonta direttamente l’auto, pezzo per pezzo, come fosse un Lego da esportazione.
Si chiama “furto parziale”, ma è una cannibalizzazione chirurgica: telecamere, fari LED, monitor, paraurti, cerchi in lega, catalizzatori. I ladri non hanno più il piede di porco: hanno il tablet, il software, la connessione alla rete CAN bus. In 80 secondi ti svuotano l’auto e ti lasciano il volante come souvenir.
Smontaggio internazionale
La Lombardia è la capitale del saccheggio, seguita da Lazio e Campania. Milano e Roma si contendono il podio del vandalismo hi-tech. La Puglia ha il suo “triangolo delle Bermuda” tra Manfredonia e Cerignola, dove le auto entrano intere e escono in scatole di cartone. I pezzi volano in Nord Africa, Emirati Arabi, Sud Africa. Globalizzazione? No, smontaggio internazionale.
I modelli più colpiti? Fiat Panda, 500, Jeep Renegade, Alfa Romeo Stelvio, Range Rover, Lexus. Non importa se hai appena fatto il tagliando: se il tuo fanale vale più di un Rolex, sei nel mirino. E non pensare che basti parcheggiare sotto casa. I ladri agiscono ovunque, anche in pieno giorno, con la grazia di un chirurgo e la velocità di un pit stop.
Furto parziale, rimpianto totale
Maurizio Iperti, presidente di LoJack, ci ricorda che oltre 136mila veicoli vengono rubati ogni anno, e che il furto parziale è ormai un business strutturato. Ma noi, nostalgici, continuiamo a pensare a quell’autoradio estraibile, alla custodia di velluto, al click rassicurante del meccanismo. Era un’Italia più ingenua, forse, ma anche più consapevole. Oggi ci resta solo la speranza che almeno il cofano non venga venduto su eBay.
E mentre i ladri si aggiornano con l’intelligenza artificiale, noi ci ritroviamo a rimpiangere l’analogico. Quando il furto era un gesto, non un algoritmo. Quando la paura si combatteva con una catenella e un sorriso. Quando, insomma, si portava lo stereo sotto il braccio. E si cantava, anche se stonati.
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