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Esteri

A Trump manca una vera sponda in Europa per spingere sui negoziati

La data dell'incontro tra il tycoon e Putin a Budapest non è stata ancora stabilita

di Ernesto Ferrante -


Il Parlamento ucraino ha approvato una proroga di 90 giorni della legge marziale e della mobilitazione generale. Le misure resteranno in vigore fino ai primi di febbraio. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha fatto pressioni sull’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, affinché accettasse di rinunciare alla regione orientale del Donbass durante l’incontro della scorsa settimana a Washington. Lo ha riferito all’Afp un funzionario ucraino di alto livello, confermando le indiscrezioni del Financial Times. La fonte ha aggiunto che i colloqui con Trump sono stati “tesi e non facili” e che gli sforzi diplomatici per mettere fine alla guerra sembrano “trascinarsi” e “girare a vuoto”.

La situazione nell’Ue

Il momento della fine delle ostilità in Ucraina appare lontano alla luce delle ultime mosse delle parti coinvolte. Al tycoon, in Europa, manca un supporto simile a quello dato per Gaza dal leader turco Erdogan e dai negoziatori Egitto e Qatar. Con Berlino e soprattutto Parigi alle prese con il gioco pericoloso dell’elmetto per tentare di nascondere le grane interne, l’unica ad avere la possibilità di ritagliarsi un ruolo importante sarebbe Roma, ma il governo Meloni continua ad essere ancora troppo appiattito sulla linea von der Leyen. E il “peso” di Budapest e Bratislava non è tale da far mutare le dinamiche attuali.

Lavrov sulla notizia della Cnn e la linea russa

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov si è detto “sorpreso” dalla notizia della Cnn secondo cui l’incontro fra Vladimir Putin e Donald Trump potrebbe slittare, dopo la sua telefonata con il segretario di Stato americano Marco Rubio. “È ben nota la campagna di disinformazione perseguita da diversi media occidentali” e la “Cnn è in linea”, ha incalzato il capo della diplomazia russa. Ribadita l’esistenza di paletti ben precisi: “La Russia non accetterà un cessate il fuoco in Ucraina fino a che le cause alla radice del conflitto in Ucraina non saranno risolte”. Le ripetute richieste di cessate il fuoco provenienti da diverse capitali europee, per Mosca, vanno in senso opposto a quanto concordato dai presidenti Trump e Putin in Alaska. Lavrov ha accusato capi di Stato come Emmanuel Macron di chiedere contemporaneamente la tregua e il proseguimento dell’invio di armi a Zelensky.

L’incontro di Budapest e i sabotatori

“Non è stata fornita una tempistica precisa” per il faccia a faccia tra Donald Trump e Vladimir Putin nella capitale ungherese, perché richiede una preparazione e un tempo significativi. Lo chiarito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in un briefing con i giornalisti.

A rendere più complicato il percorso, sono gli irrigidimenti di alcuni Paesi. La Polonia non ha escluso l’ipotesi di un ordine di arresto per Putin durante l’eventuale sorvolo del suo territorio per raggiungere l’Ungheria, dove dovrebbe recarsi per vedere Trump. Ad affermarlo è stato il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski all’emittente Polskie Radio 24. “Non posso garantire che una corte polacca indipendente non emetta un ordine di intercettazione e arresto con l’obiettivo di consegnare il sospetto al Tribunale dell’Aja”, ha continuato Sikorski. Il ministro polacco si è spinto anche oltre criticando apertamente Budapest: “Il fatto che un Paese dell’UE inviti il presidente russo non solo è un disastro, ma dimostra la posizione del Paese non come parte dell’Occidente, ma di punto intermedio tra l’Occidente e la Russia”. La Bulgaria, al contrario è pronta ad aprire il suo spazio aereo.

Pro e contro Trump allo stesso tempo

In Europa regna la confusione. “Siamo tutti uniti nel desiderio di una pace giusta e duratura, meritata dal popolo ucraino. Sosteniamo fermamente la posizione del presidente Trump secondo cui i combattimenti dovrebbero cessare immediatamente e che l’attuale linea di contatto dovrebbe essere il punto di partenza dei negoziati”, si legge nella dichiarazione congiunta sulla pace in Ucraina del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, del primo ministro inglese Keir Starmer, del cancelliere tedesco Friedrich Merz, del presidente francese Emmanuel Macron, della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del primo ministro polacco Donald Tusk, della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, del presidente del Consiglio Ue Antonio Costa, del primo ministro della Norvegia Jonas Store, del presidente della Finlandia Alexander Stubb e del primo ministro danese Matte Frederiksen.

I leader si incontreranno questa settimana nel Consiglio europeo e nel formato della “Coalizione dei volenterosi” per discutere “come sostenere ulteriormente l’Ucraina”. Un colpo al cerchio e uno alla botte.


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