Conte-Lautaro, scintille a Napoli: quando il passato non passa mai
La partita Napoli–Inter è finita nel caos più che nel calcio. A infiammare la serata non è stato solo il gioco, ma la lite tra Antonio Conte e Lautaro Martínez, riaccendendo vecchie tensioni mai del tutto sopite tra i due. Tutto nasce da un contatto tra Dumfries e Olivera: un duello duro, ma apparentemente di campo. Conte, furioso per il mancato fischio, si scaglia a bordo campo contro il laterale olandese; da lì, però, la miccia si accende.
Dalla metà campo nerazzurra arriva Lautaro, in campo e tutt’altro che spettatore. Il capitano dell’Inter si rivolge al suo ex allenatore mimando il gesto della paura, con la mano che trema, accompagnato dal labiale “parla, parla”. Gesto plateale, provocatorio, perfetto per alimentare l’incendio. Conte non resta in silenzio: urla, gesticola, viene trattenuto dai collaboratori. Una scena che rimbalza in pochi secondi su ogni social, simbolo di un calcio sempre più da talk show.
Conte – Lautaro, le origini della frattura: il 12 maggio 2021
Per capire l’origine di questa tensione bisogna tornare indietro al 12 maggio 2021. Allora, Conte e Lautaro erano dalla stessa parte: entrambi protagonisti dell’Inter scudettata. Ma quella sera, nella sfida con la Roma, l’allenatore decise di sostituire Lautaro – entrato poco prima al posto di Sanchez – con Pinamonti. L’argentino reagì male: calcio a una bottiglietta, mugugni, sguardi di fuoco. Conte non la prese bene e lo affrontò davanti a tutti. Successivamente, l’ambiente provò a sdrammatizzare inscenando il celebre “ring” in allenamento, con guantoni e abbracci a telecamere pronte, con Lukaku tra i protagonisti di quel siparietto. Tutto finito? Solo in apparenza.
Il rigore e le polemiche: un deja-vu all’italiana
Come se non bastasse, la gara del Maradona è stata segnata anche da un episodio arbitrale che ha fatto molto discutere: il rigore concesso all’Inter per un contatto tra Dumfries e Olivera. Dalla moviola il fallo appare quasi impercettibile. I tifosi dell’Inter lo ritengono inesistente, gridando perciò allo scandalo. Quelli partenopei si affidano al responso del VAR. Il solito copione: accuse, sospetti, e un dibattito che – invece di chiarire – divide. Il calcio italiano resta così intrappolato nelle sue infinite moviole del fine gara.
Perché queste liti fanno male al calcio
La scintilla tra Conte e Lautaro non è solo una questione di nervi: è l’immagine di un calcio che fatica a crescere. Quando un tecnico e un capitano si affrontano così, davanti a milioni di spettatori, il messaggio che passa è sbagliato. Ancora più sorprendente se si pensa che Lautaro Martínez è stato premiato – per la seconda stagione consecutiva – con il Gentlemen Fair Play 2024-2025, riconoscimento che celebra il rispetto e la correttezza in campo. Un titolo che stride con il gesto del “parla, parla” rivolto al suo ex allenatore, simbolo di un nervosismo che smentisce il ruolo di esempio che un capitano dovrebbe incarnare.
E Conte, uomo di temperamento e di carisma, avrebbe potuto rispondere con il silenzio dell’autorità, invece che con la furia del passato. Invece entrambi hanno alimentato un teatrino che sottrae spazio a ciò che conta davvero: il gioco.
Caso Conte – Lautaro, serve un cambio di passo
Il caso Conte-Lautaro è il riflesso di un calcio che vive più di scintille che di sostanza. Le polemiche fanno rumore, ma svuotano il senso sportivo. In un’epoca in cui ogni gesto diventa virale, chi rappresenta un club – e un movimento – dovrebbe ricordare che l’immagine è un valore tecnico tanto quanto un gol o un assist.
Il calcio italiano non ha bisogno di altri duelli mediatici: ha bisogno di esempi, di rispetto, di figure che dimostrino che la forza non sta nel provocare, ma nel saper dominare le proprie emozioni. Perché alla fine, il vero fair play non si premia in una cerimonia: si vede sul campo, quando le telecamere non cercano lo scandalo ma la sportività.
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