In Italia sempre più impianti di riscaldamento autonomo e condizionatori
Indagine Istat sulle dotazioni energetiche delle famiglie
Le politiche nazionali ed europee e gli obiettivi internazionali promuovono sempre di più l’efficienza energetica quale mezzo di contrasto al depauperamento delle risorse naturali. In considerazione del crescente peso relativo sui consumi energetici complessivi assunto dal settore residenziale, dunque, come si comportano le famiglie italiane? Che modalità utilizzano in ambito domestico? A fare il punto è l’Istat, secondo cui ci sono sempre più famiglie con impianto di riscaldamento autonomo e condizionatore.
L’indagine Istat
Nel 2024, il 99,4% dei nuclei vive in abitazioni dotate di riscaldamento (98,6% nel 2021): la copertura è pressoché totale nel Centro-Nord, mentre nel Mezzogiorno l’1,7% non ha dotazioni per riscaldare l’abitazione. Il 43,2% dei residenti ha a disposizione più sistemi di riscaldamento. Preminente e in aumento l’impianto autonomo (79,0% delle famiglie, 72,2% nel 2021); diffusi ma in calo gli apparecchi singoli fissi o portatili (44,8%, erano il 48,1%); meno presenti gli impianti centralizzati (15,4% contro il 18,0% nel 2021). Inoltre, il 99,7% delle famiglie dispone di acqua calda nell’abitazione principale; l’80,7% ha un impianto autonomo per produrla. Per il 70,4% l’impianto coincide con quello di riscaldamento.
Le percentuali crescono
Il 56,0% degli italiani dispone poi di almeno un sistema di condizionamento, percentuale in crescita rispetto al 2021 (48,8%): il 24,4% ha un impianto di condizionamento e il 35,4% ha apparecchi singoli; il 40,4% delle famiglie possiede un sistema capace sia di riscaldare che di raffrescare.
Numeri a confronto
Tra i dati più “curiosi” ma che descrivono bene uno spaccato d’Italia c’è quello sul ricorso alla legna da ardere, diffuso soprattutto nei Comuni più piccoli. In ambito domestico questa può essere utilizzata per il riscaldamento degli ambienti, la produzione di acqua calda e la cottura dei cibi. Nel corso del 2023, il 16% delle famiglie ha fatto uso di legna da ardere per tali scopi. Uso estremamente differenziato per Regione, essendo determinato dalla disponibilità di materiale e dall’accesso a risorse alternative, ma anche da fattori storici e culturali. Tra le altre dotazioni energetiche, infine, si registra la crescita dell’uso del pellet.
Le direttive europee
“Il rapporto ISTAT – spiega Luca Andreassi, Professore presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Impresa dell’Università di Roma Tor Vergata – mostra che in Italia la dotazione energetica delle famiglie è elevata in termini quantitativi, ma da un punto di vista qualitativo – efficienza, integrazione, decarbonizzazione – il percorso è solo all’inizio. Le direttive europee, come la Energy Performance of Buildings Directive, definiscono un quadro vincolante e ambizioso, che richiede la transizione verso tecnologie per riscaldamento/raffrescamento più efficienti, basate sulla graduale eliminazione delle caldaie a combustibili fossili, sulle rinnovabili e integrate nel sistema edilizio. Per le famiglie italiane e per le politiche pubbliche ciò significa sfruttare l’attuale dotazione come base di partenza: l’alta presenza di impianti autonomi è un’occasione per modernizzare e migliorare piuttosto che riconfigurare radicalmente.
Le tecnologie
Le tecnologie più promettenti, infatti, sono le pompe di calore ad alta efficienza, combinate con il solare, sistemi di accumulo, e con una gestione intelligente dell’impianto e dell’edificio”. Tuttavia, secondo Andreassi, la presenza ancora significativa di apparecchi di riscaldamento “singoli” indica “che il parco edifici è comunque molto eterogeneo, con soluzioni “legacy” ovvero sistemi, che, pur essendo ancora funzionanti, sono obsoleti e basati su tecnologie superate, che possono ostacolare l’adozione di tecnologie più performanti. Preme sottolineare, però, che non basta intervenire “impianto per impianto”: è necessario un approccio sistemico che consideri l’edificio, la sua domanda energetica, l’impianto, la fonte energetica e la gestione. Solo così si può rispondere in modo efficace alle sfide europee di decarbonizzazione e competitività economica”.
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