Stop alla pesca, nel Tirreno danni per 25 milioni
In venti anni la marineria nazionale è diminuita di 3mila barche
La marineria italiana continua fermarsi: prosegue lo stop della pesca con sistemi da traino lungo le coste tirreniche, danni per 25 milioni.
Stop alla pesca nel Tirreno
Il Masaf ha previsto un fermo aggiuntivo di un mese dopo quello ordinario di ottobre, valido sulle coste di Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. L’obiettivo è recuperare i giorni di pesca autorizzati e evitare una chiusura totale fino a fine anno, inizialmente proposta dalla Commissione Europea.
Gli operatori sottolineano che il blocco colpisce un mese strategico per la pesca a strascico, quando si catturano specie di alto valore come il pregiato nasello e i gamberi di profondità.
Confcooperative Fedagripesca stima che il settore nel Tirreno valga tra i 160 e i 230 milioni di euro all’anno. L’arresto aggiuntivo di un mese potrebbe bruciare circa 25-26 milioni di euro, senza considerare l’indotto.
La Ue non recede: danni per 25 milioni
La misura punta soprattutto a proteggere il nasello, specie in stato di sovrasfruttamento secondo l’Unione Europea. Il nasello resta però tra i più apprezzati dai consumatori: sette italiani su otto lo consumano con una certa regolarità, secondo un sondaggio Fedagripesca.
“Le regole europee per il Mediterraneo occidentale e le raccomandazioni CGPM continuano a ridurre i giorni di pesca per la flotta da traino, con un calo del 38% all’inizio del 2025 rispetto all’anno precedente. I meccanismi di compensazione previsti non sono riusciti a mitigare l’impatto su un settore già provato”, evidenzia Fedagripesca.
La crisi della marineria nazionale
I numeri confermano la portata della crisi. La flotta a traino italiana conta 2.003 unità attive (17,3% del totale) e rappresenta oltre il 60% della stazza nazionale, ma dal 2004 al 2024 ha “perso” più di 3mila imbarcazioni. Nel 2024 ha sbarcato 117,5 mila tonnellate di prodotto per 635,8 milioni di euro, con lo strascico che copre il 31% dei volumi e il 47% del valore.
I ricavi sono calati del 5% rispetto al 2023 e 17 dei 28 segmenti dello strascico risultano economicamente fragili. Tra il 2019 e il 2024 i giorni di pesca si sono ridotti del 23%. Il nuovo regolamento Ue 2025/219 impone ulteriori restrizioni e fermi, aggravando le difficoltà.
“Nonostante questi sacrifici – sottolinea Fedagripesca – la Commissione europea ha richiesto ulteriori restrizioni. Il lungo negoziato con Bruxelles, grazie all’intervento del Masaf, ha evitato misure insostenibili, ma ha imposto nuove rinunce anche alla pesca artigianale e ai palangari, che nel mese di novembre non potranno sbarcare naselli”
“È urgente – prosegue – che l’Unione europea valuti con maggiore attenzione le ricadute economiche e sociali delle proprie decisioni e che il Regolamento Feampa venga modificato per includere tutte le domande di demolizione ancora pendenti. Nell’immediato servono strumenti di sostegno economico per le cooperative che gestiscono mercati ittici e servizi agli armatori — due mesi senza reddito non sono sostenibili — e misure dedicate ai mestieri diversi dallo strascico, chiamati a condividere responsabilmente gli oneri della sostenibilità”.
Torna alle notizie in home