In Italia, con il welfare fino a 2,8 milioni di posti di lavoro
Serve una strategia nazionale per il capitale umano, che metta le persone al centro
Il presidente di Unipol Assicurazioni Carlo Cimbri al Welfare Italia
In Italia il welfare assorbe 669,2 miliardi di euro, pari al 60,4% della spesa pubblica, con aumenti significativi in politiche sociali, previdenza, sanità e istruzione tra il 2019 e il 2025.
Welfare Italia
Il Rapporto Welfare Italia 2025 – promosso dal think tank “Welfare, Italia” di Unipol in collaborazione con TehaA Group – punta sul capitale umano come leva strategica per la crescita e la sostenibilità.
La pressione demografica cresce: nel 2024 le nascite sono scese a 370mila, il saldo naturale è negativo e la popolazione potrebbe scendere a 54,8 milioni entro il 2050, con una quota di over-65 al 34,9%. Le disuguaglianze restano elevate: il 23,1% degli italiani è a rischio povertà o esclusione sociale, con forti differenze tra regioni.
Il rapporto sottolinea che la sostenibilità del welfare dipende dalla capacità di generare e valorizzare competenze, produttività e partecipazione. Investire in istruzione, lavoro, salute e prevenzione diventa fondamentale.
Oggi il tasso di dispersione scolastica è al 9,8%, la quota di laureati tra i 25 e i 34 anni è al 31,6%, ben al di sotto della media europea del 44,1%. La fuga di talenti continua: nel 2024 oltre 49mila laureati italiani hanno lasciato il Paese. La spesa pubblica in sanità per la prevenzione è solo il 5,6%.
La necessità di una strategia
Il rapporto propone una strategia nazionale per il capitale umano, che metta le persone al centro. Occorre aggiornare i metodi formativi, valutare la qualità dei servizi di istruzione, rifunzionalizzare le infrastrutture scolastiche e migliorare l’orientamento verso il mercato del lavoro.
La salute e la prevenzione assumono un ruolo centrale, soprattutto con l’aumento della popolazione anziana. Una strategia efficace potrebbe generare fino a 226 miliardi di euro di Pil aggiuntivo e creare quasi 2,8 milioni di nuovi posti di lavoro. Il welfare non deve essere solo un presidio di protezione, ma un motore di crescita, coesione e competitività.
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