Mali: si teme la ramificazione del qaedismo
Il rischio è particolarmente elevato nel Sahel, nell'Africa centrale e nel Corno d'Africa
La ripresa delle lezioni nelle scuole e nelle università del Mali procede a singhiozzo. La riapertura, dopo una chiusura forzata di due settimane disposta dalle autorità a causa del blocco ai rifornimenti di carburante imposto dai jihadisti del Jnim (Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani), non è stata generale.
L’esecuzione della giovane tiktoker
Una giovane tiktoker, Mariam Cissé, è stata rapita giovedì scorso e uccisa in pubblico il giorno successivo a Tonka da membri del Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin che la accusavano di fornire informazioni all’esercito. La ragazza, appena 19enne, era seguita da oltre 90mila persone su TikTok per i suoi video che raccontavano la vita quotidiana nella regione di Timbuctu. Il fratello ha denunciato che Mariam è stata portata in una piazza e fucilata davanti agli abitanti della città.
La barbara esecuzione è avvenuta a poca distanza di tempo dal massacro nella località di Léré, dove quattordici civili sono stati giustiziati. Un responsabile militare, coperto da anonimato, ha spiegato che c’è stato il sequestro di dodici persone “che sono poi state uccise”. Due pastori, che erano stati rapiti quattro giorni prima, sono stati “trovati morti a pochi chilometri dalla cittadina”.
Il Jnim è il frutto di un patto tra più fazioni
La formazione jihadista nata da una fusione tra al-Qaeda nel Maghreb (AQIM) con sede in Algeria e tre gruppi armati maliani (Ansar Dine, Al-Murabitun e Katiba Macina), vuole rovesciare la giunta militare al potere in Mali ed instaurare al suo posto un califfato. A sostenerlo è stato il capo della Dgse (il servizio di intelligence estero francese) Nicolas Lerner.
L’ombra del califfato in Mali
“Le informazioni in nostro possesso dimostrano che il Jnim non è necessariamente in grado di controllare il Mali, né lo vuole realmente dal momento che è consapevole dei propri limiti”, ha affermato Lerner, sottolineando che “l’Africa ora è l’epicentro del terrorismo e minaccia direttamente i nostri interessi”. Il rischio è forte nel Sahel, nell’Africa centrale e nel Corno d’Africa.
Cosa sta accadendo
L’ascesa della giunta militare in Mali ha causato la fine della presenza francese nella sua ex colonia, ma anche a un aumento dell’influenza russa, in particolare attraverso compagnie come Africa Corps (ex Gruppo Wagner). Il “modello di sicurezza alternativo, garantito in particolare dai russi sta in gran parte fallendo”, ha detto Nicolas Lerner, secondo cui “un numero molto elevato di leader di organizzazioni terroristiche provenienti da Paesi arabi ora guidano gruppi africani”. Il timore più grande è la creazione di santuari con la conseguente pianificazione di attacchi.
Il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Mahamoud Ali Youssouf, ha espresso “profonda preoccupazione” per la situazione maliana e chiesto “un’azione internazionale urgente”. L’Unione Africana è disponibile “a sostenere il Mali, così come tutti i Paesi del Sahel, durante questa fase particolarmente delicata”.
Si moltiplicano gli appelli a lasciare il Paese
Il quadro è instabile. Venerdì scorso la Francia ha invitato i suoi connazionali a lasciare il Mali. Sconsigliati gli spostamenti via terra, alla luce degli “attacchi di gruppi terroristici” e ovviamente i viaggi nello Stato dell’Africa occidentale, qualunque sia il motivo. Lo stesso hanno fatto Stati Uniti e Italia.
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