Papa Leone XIV e il nuovo concistoro
Ormai è ufficiale: Papa Leone XIV ha convocato, per le date del 7 e dell’8 gennaio 2026, un Concistoro straordinario che si terrà, di fatto, proprio al termine del Giubileo.
Saranno coinvolti cardinali provenienti da tutto il mondo
L’assise vedrà coinvolti tutti i cardinali provenienti da ogni parte del globo – sia elettori che ultraottantenni -; l’obiettivo, non dichiarato, è quello di poter indirizzare il pontificato, fin da subito, nel segno della collegialità e della sinodalità. I porporati, infatti, durante la sede vacante instaurata a seguito della dipartita del Romano Pontefice Francesco, fin dalle Congregazioni generali, prodromiche all’elezione del nuovo pontefice, espressero la volontà di poter essere coinvolti in misura più importante e feconda rispetto agli ultimi tempi. Tale visione si è manifestata, da parte del Sacro Collegio, al fine di coadiuvare il Vicario di Cristo, in maniera efficace, sia per quanto concerne il governo temporale della Chiesa universale, sia per quanto concerne l’afflato spirituale ed ultraterreno che il Santo Padre rappresenta nei confronti del popolo di Dio. Robert Francis Prevost, salito al soglio pontificio con il nome di Leone XIV, provenendo dall’esperienza in seno al movimento degli Agostiniani, fin da subito fu abituato a tenere la barra dritta ma, al contempo, ad aprire nei confronti dell’ascolto, dei suggerimenti e dei consigli provenienti da parte dei suoi più stretti collaboratori.
La sfida di Leone XIV
Viene da sé ipotizzare che il passo successivo, dopo gli anni polarizzanti del pontificato di Jorge Mario Bergoglio, sia la riconciliazione e il dialogo tra le diverse anime della Chiesa cattolica: quella conservatrice, e fedele alla tradizione da un lato; opposta a quella maggiormente favorevole alle riforme, nonché alle vaste aperture dottrinali, che fronteggia l’altro campo della disputa. Sarà questa la sfida più grande per Leone XIV: all’alba del suo pontificato, nei Sacri palazzi, spira, fin dalla prima ora, un vento nuovo: un vento che si prefigge di avere il dialogo come stella polare. Non da ultimo, conviene porre l’attenzione su un dettaglio non trascurabile: un sovrano pontificio che riesca a cogliere le migliori indicazioni, fin qui prodotte dagli ultimi tre grandi pontefici della storia, vale a dire: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, traghettando la barca di Pietro nei confronti delle sfide e delle opportunità dell’era moderna come l’intelligenza artificiale, il crollo delle vocazioni sacerdotali, la perdita del senso del sacro nella società, le istanze sociali di tutela del potere di acquisto delle famiglie, l’educazione cattolica nei confronti delle generazioni future, potrebbe finalmente riuscire laddove altri, purtroppo, non sono riusciti ad arrivare: l’unità delle diverse anime che compongono il cattolicesimo. Non è un caso che Prevost abbia voluto fare questo annuncio proprio nel giorno della Dedicazione della Basilica Lateranense, la quale rappresenta, fin dalle sue origini, la Chiesa Madre di tutta la Cristianità.
L’importanza del Concistoro
Ma che cosa rappresenta, per la vita della Chiesa cattolica, il Concistoro? L’assemblea cardinalizia in questione, può essere “ordinaria”, quando chiama a raccolta i “soli” Cardinali residenti nella Curia in Vaticano, oppure, e questa è la seconda accezione, anche “ordinario pubblico”, in cui si discute a porte aperte con la creazione di nuovi porporati: per il Concistoro straordinario invece si torna alle origini, quando ciclicamente veniva convocato il corpo internazionale di tutti i Cardinali per discutere dei temi più importanti, nonché talvolta anche delicati, nella vita ecclesiale della Chiesa Cattolica.Ut unum sint: tutti siano uno. Tale assioma, esemplificato dal Vangelo di Giovanni, e ripreso dal Santo Padre Giovanni Paolo II come titolo di una delle sue più famose encicliche, rappresenta proprio questo concetto: l’unità dei credenti, attorno ad un’unica fede, per la riunificazione di tutti i cristiani. L’importante è che al centro di tutto, e della storia, ci sia sempre lui: il Cristo Redentore, insieme alla luce dela sua croce.
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